| l' a. esamina distintamente due periodi: il primo dal 1915 al 1930 ed
il secondo dal 1930 al 1942. nel primo, con la crisi economica del
dopoguerra, diminuirono nettamente gli investimenti nel settore
edilizio, per tornare ad espandersi nel 1925 e decrescere invece
negli ultimi anni '20. in particolare l' a. rileva come, soprattutto
con l' avvento del fascismo, si dette luogo a convenzioni
urbanistiche, a carattere strettamente contrattuale e sinallagmatico
ed a favore dell' iniziativa privata. si comincio' ad ogni modo a
parlare sempre piu' spesso di piani regolatori, anche se nell' ambito
dell' iniziativa privata, come pure si pose il problema dell'
applicabilita' alle convenzioni di particolari aspetti della dottrina
civilistica. l' a. tratta poi dei controlli e delle procedure
amministrative collegate alle convenzioni, e della giurisprudenza in
materia, che si occupo' soprattutto di delineare la sfera di tutela
da attribuire al privato. dopo il 1930 l' edilizia divenne oggetto
fondamentale dell' attivita' governativa. le convenzioni furono
normalmente o di attuazione dei piani regolatori da parte dei
proprietari delle vecchie abitazioni e dei terreni, o di
lottizzazione, normalmente fuori piano regolatore, o di
urbanizzazione di aree comunali e di altri enti pubblici. dottrina e
giurisprudenza, pur fra contrasti, rilevarono sempre piu' il
carattere di negozio di diritto pubblico che le convenzioni
possedevano. anche per questo periodo l' a. tratta poi dei controlli
e quindi dei provvedimenti di autorizzazione e concessione,
concludendo con quelli che furono gli orientamenti della
giurisprudenza in materia di proprieta' immobiliare.
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