| L' A. (ordinario di Diritto ecclesiastico all' Universita' di
Bologna) non condivide l' opinione di Norberto Bobbio, che su "La
Stampa" del 16 luglio ha scritto che la mancata soluzione dell' ora
alternativa e' alla base della scelta quasi plebiscitaria per l' ora
di religione, e che l' educazione religiosa non spetta allo Stato, ma
alla Chiesa. In proposito riconosce che in effetti una "educazione
religiosa", intesa come concessione alla Chiesa di un' ora di
presenza nella scuola, non spetterebbe ad uno Stato laico. Si tratta
invece di un insegnamento aperto a tutti, non catechistico, che lo
Stato fa proprio e colloca insieme agli altri, perche' valido in
ordine alle finalita' formative che la scuola si prefigge. Quanto al
c.d. "insegnamento alternativo", l' A. afferma che e' uno
pseudo-problema: la fruizione dell' insegnamento religioso dev'
essere facoltativa, non opzionale, e in alternativa si deve offrire
un' attivita' che occupi utilmente l' ora libera, non un altro
insegnamento. L' attivazione di insegnamenti diversi potrebbe dare
luogo a una disparita' di trattamento incostituzionale. (Titolo: 3
col / Testo: 1.9 col).
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