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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


117987
STA0730-0417
Somm. e Sten. d'Aula n. 730 del 31 maggio 2000 (STA13-730)
(suddiviso in 568 Unità Documento)
Unità Documento n.417 (che inizia a pag.66 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.27)
SEGUITO DISCUSSIONE: C332, C354, C369, C1484, C1832, C2378, C2431, C2625, C2743, C2752, C3666, C3751, C3922, C3945, C4931, C5541. ...(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 332) LAVASS
...SEGUITO DISCUSSIONE: C332, C354, C369, C1484, C1832, C2378, C2431, C2625, C2743, C2752, C3666, C3751, C3922, C3945, C4931, C5541. ...(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 332)
DINO SCANTAMBURLO.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LORENZO ACQUARONE
ZZSTA ZZRES ZZSTA310500 ZZSTA000531 ZZSTA000500 ZZSTA000000 ZZSTA730 ZZ13 ZZDI ZZLL
    DINO SCANTAMBURLO.  Signor Presidente, colleghi, a
  conclusione di un confronto così ampio, approfondito e
  produttivo, svolto prima in Commissione e poi in Assemblea, a
  nome dei deputati del gruppo dei Popolari e
  democratici-l'Ulivo, nonché dei deputati dei gruppi dell'UDEUR
  e misto-Rinnovamento italiano, intendo esprimere soddisfazione
  in quanto si conclude positivamente alla Camera l'iter di
  un'importante riforma politica e sociale che riguarda una
  parte non secondaria del nostro Stato sociale, ciò che è stato
  costruito negli scorsi decenni dallo Stato e da sostanziali e
  positivi contributi
 
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  forniti da ispirazioni culturali e politiche, cattoliche e
  laiche, e che, accanto a così significativi innalzamenti
  compiuti in materia assistenziale e sanitaria, occupazionale e
  previdenziale, ha registrato e registra una spesa sociale di
  70-80 mila miliardi annui; tale spesa, con il passare del
  tempo, si è rivelata anche piuttosto frammentata, di tipo
  categoriale, riparatorio o risarcitorio, certo non pienamente
  adeguata ai bisogni sociali di oggi, che sono mutati per i
  cittadini, in quantità e qualità, in misura così rilevante.
     Oggi, ad ogni bisogno sociale corrisponde una serie di
  risposte che variano, nel nostro paese, secondo l'età della
  persona, il suo tipo di disagio, il territorio comunale e
  regionale nel quale risiede, la sensibilità dei singoli
  amministratori, la pressione ed il peso di ciascun gruppo
  sociale o categoria organizzata.
     Noi voteremo a favore di questo provvedimento perché con
  esso ci si prefigge di superare la concezione di semplice
  assistenza e beneficenza che Crispi fece regolamentare nel
  1890 e perché si intende promuovere l'effettiva
  autosufficienza della persona e la solidarietà fra i gruppi,
  in linea con le tendenze fortemente emergenti nella società,
  all'interno della quale si sta rafforzando la presenza del
  privato sociale.  Mi soffermerò, seppure brevemente, su alcuni
  concetti cardine della legge.
     Non parliamo più di assistenza nel senso tradizionale e
  consolidato, ma di un sistema integrato di interventi e di
  servizi sociali.  Il sistema che vogliamo attivare richiede di
  porre al centro la persona, le persone, le famiglie, partendo
  dai loro bisogni complessivi per fornire risposte quanto più
  organiche e complete.  Il sistema richiede la compresenza e
  l'intreccio di soggetti che hanno responsabilità e di soggetti
  esecutori.  Richiede la presenza e l'intreccio di funzioni
  diverse ma regolate e complementari, di risorse umane,
  progettuali, organizzative e finanziarie che concorrano
  unitariamente alla soddisfazione dei bisogni della persona.  Il
  fatto che si parli di integrazione delle funzioni sanitarie,
  di quelle del lavoro, della formazione professionale con
  quelle sociali evita, poi, il rischio di interventi settoriali
  parcellizzati e con efficacia parziale!
     La tendenza forte ad organizzare dei servizi sociali e a
  non prevedere la mera erogazione di contributi in danaro,
  qualifica le prestazioni ed eleva il livello e l'efficacia
  degli interventi.
     Un secondo concetto è quello dell'universalità dei servizi
  essenziali, come pure dei soggetti fruitori.
     Ci sono, a nostro avviso, dei diritti soggettivi esigibili
  per ciascuna persona; sono i diritti di cittadinanza sociale,
  che vanno garantiti ai cittadini come vengono garantiti
  quelli, pure fondamentali, per la salute e per l'istruzione.
  Ciò non comporta alcuna riduzione per i soggetti destinatari
  degli interventi stabiliti dall'articolo 38 della Costituzione
  come taluno, con insistenza e in maniera fuorviante, ha
  ritenuto.  In un sistema più ampio e più mirato di interventi e
  di servizi, chi è in condizioni di particolare bisogno, non
  potrà non venire soddisfatto con particolare attenzione e con
  priorità entro quel sistema integrato ed articolato che
  comunque si rivolge alla generalità dei cittadini.
     Il tema della sussidiarietà intreccia il ruolo del
  pubblico e quello dei comuni, in particolare con quello del
  privato-sociale.  Mentre diciamo di no all'idea di uno Stato
  centralista e titolare esclusivo dei servizi, condividiamo
  invece l'idea di uno Stato che, quale regolatore, chiama a
  concorrere alla programmazione e alla gestione dei servizi i
  soggetti del terzo settore, del volontariato, del
  privato-sociale e del privato accreditato.  In tale contesto, i
  comuni, titolari delle funzioni di programmazione e di
  gestione dei servizi per le proprie comunità, sono chiamati a
  dare ampio spazio sia ai soggetti sociali aventi storia e
  tradizione di volontariato e di gratuità nel donarsi, sia alle
  strutture attive nel sociale che non perseguono obiettivi di
  lucro e di quelle che lo perseguono, ma che erogano servizi di
  qualità e di sicura efficacia.  Così facendo, la partecipazione
  dei cittadini alla programmazione e alla gestione dei servizi
 
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  diviene più concreta ed efficace perché avviene a livello di
  comune e di distretto e contribuisce a rinsaldare il senso di
  responsabilità, le relazioni sociali, la stessa efficacia dei
  servizi.
     Non ci pare confutabile la posizione in base alla quale lo
  Stato e l'ente locale devono svolgere un ruolo fondamentale,
  anche se mai esclusivo, per assicurare quel sistema di servizi
  essenziali e omogenei per ciascuna persona che, se fosse
  affidato a logiche liberiste e di mercato e di pura
  competizione, lascerebbe a margine le persone meno dotate e
  meno capaci.
     Un riconoscimento dovuto è assegnato dalla legge alla
  famiglia, importante istituto sociale definito e tutelato
  dalla Costituzione; un istituto da sostenere in particolare
  nei suoi nuovi oneri e responsabilità!  La famiglia, singola e
  associata, ha titolo per partecipare sia alla formazione della
  domanda e al controllo dei servizi offerti, sia all'offerta di
  interventi e di servizi sociali evidenziando che una quota
  annuale delle risorse è da destinare agli anziani non
  autosufficienti per favorirne l'autonomia e la permanenza a
  domicilio e per sostenere la famiglia nell'assistenza
  domiciliare.  La legge affronta opportunamente anche la
  questione delle IPAB (l'abbiamo visto poche ore fa).  Queste
  importanti istituzioni non aventi scopo di lucro sono inserite
  nella rete dei servizi (quelle di natura socio-assistenziale),
  mantengono l'autonomia statutaria, amministrativa e gestionale
  e rendono trasparente e attiva anche per nuovi servizi la
  gestione dei patrimoni.  Questi appartengono alle IPAB che
  devono utilizzarli anche in modo più controllato e fruttifero
  per migliorare la rete e la qualità dei servizi attivati per i
  propri assistiti o per aggiungerne di nuovi.  Come abbiamo
  detto, nel caso di scioglimento - qualora le relative tavole
  di fondazione o gli statuti non prevedano il soggetto
  destinatario - i patrimoni saranno assegnati alle altre IPAB
  del territorio e, in subordine, ai comuni.  Qualcuno sostiene
  che la legge è ambiziosa; in parte lo è, ma come può non
  cercare di essere lungimirante e di ampie prospettive una
  legge quadro che incide così tanto sul nostro Stato sociale,
  sulla ridistribuzione più equa e garantita degli interventi e
  su una ricomposizione delle grandi voci della spesa sociale?
  Servirà una cultura adeguata per gli amministratori, anche per
  quelli regionali e locali, capace di assicurare dignità,
  spazio e risorse a quegli interventi e a quei servizi sociali
  che, accanto agli interventi infrastrutturali tradizionali,
  costituiscono oggi bisogni sempre più estesi e veri del
  cittadino per conferire dignità e pienezza al suo vivere
  personale e relazionale in modo da combattere i nuovi fattori
  di ingiustizia e di esclusione sociale.  Lo Stato deve
  concorrere con il piano nazionale e soprattutto con il fondo
  sociale dotato di finanziamento certo e permanente per il
  quale deve investire in progressione non facendo gravare
  eccessivamente l'onere del sistema da istituire sulle attuali
  limitate risorse, specialmente su quelle dei comuni
  medio-piccoli.
     L'onorevole relatrice, onorevole Signorino, ha compiuto un
  prolungato e intelligente sforzo per mediare, per operare una
  sintesi, per migliorare il testo il cui risultato è
  sostanzialmente diverso da quelli delle prime stesure grazie
  all'apporto fornito da moltissimi di noi e grazie alla sua
  disponibilità a confrontarsi e ad accogliere tutto ciò che
  andava a migliorare il testo.  Anche il ministro per la
  solidarietà sociale, onorevole Turco, ha dato un validissimo
  aiuto pur in passaggi delicati, e lo abbiamo apprezzato.  A lei
  in particolare sono affidate alcune deleghe su materie
  importanti.
     Abbiamo contribuito a scrivere questa legge con le altre
  componenti della maggioranza e con l'apporto utile e spesso
  costruttivo dell'opposizione.  Ci siamo impegnati in
  particolare sui temi delle competenze e delle funzioni
  istituzionali, sul ruolo centrale dei comuni, sul principio
  della sussidiarietà per riequilibrare in base a regole ovvie,
  la tendenza ad accentrare nel pubblico la programmazione e la
  gestione favorendo il ruolo del terzo settore e del
  volontariato attivo.
 
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     Le politiche per la famiglia ottengono l'adeguato
  riconoscimento e sostegno.  Il riordino delle IPAB ci appare
  equilibrato e positivo.  Sono pure importanti il riordino degli
  emolumenti per varie categorie, l'affermazione del criterio
  dell'integrazione dei servizi, l'approccio definito per
  l'assistenza agli anziani, la revisione dell'istituto del
  domicilio di soccorso, la trasformazione degli orfanotrofi in
  case-famiglia, la definizione delle prestazione essenziali, i
  criteri di riferimento reddituale per l'accesso alle
  prestazioni.
     Signor Presidente, in conclusione io credo che sia da
  osservare come la legge Crispi fosse stata pensare per
  regolare la beneficenza pubblica nella società di fine
  ottocento.  In quell'epoca la cultura dei diritti sociali non
  era ancora nata.  L'avvento dei diritti sociali e la concezione
  solidaristica dello Stato hanno via via sollecitato la
  costruzione delle condizioni necessarie per renderli operanti.
  La via concreta più credibile e che qualifica la spesa
  sociale, è quella di realizzare reti di servizi alle persone
  capillarmente diffusi.  Ciò che è stato fatto in questi anni
  per la salute e l'istruzione può essere fatto con una riforma
  dell'assistenza sociale che dia forma ad un nuovo sistema di
  servizi per le persone e per le famiglie.
     La cultura cattolica socialmente avanzata, il vero
  popolarismo, alcuni principi fondamentali della nostra
  Costituzione, ci impegnano ad azioni coraggiose e innovative
  per una maggiore equità tra popolazioni, tra sessi, tra
  generazioni, attenti a non lasciare condizioni o a creare
  nuove condizioni per contrapposizioni tra padri e figli, per
  nuove disparità o emarginazioni, ma per costruire un
  permanente patto di solidarietà tra i componenti della società
  di domani.
     Questo è lo spirito che abbiamo cercato di portare
  all'interno della proposta e che, in larga parte, è presente.
  Auspico che il Senato esamini al più presto tale testo e, con
  queste motivazioni, esprimo il voto favorevole  (Applausi
  dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo e
  dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
 
DATA=000531 FASCID=STA13-730 TIPOSTA=STA LEGISL=13 NCOMM= SEDE= NSTA=0730 TOTPAG=0185 TOTDOC=0568 NDOC=0417 TIPDOC=O DOCTIT=0027 COMM= DI PAGINIZ=0084 RIGINIZ=064 PAGFIN=0087 RIGFIN=039 UPAG=NO PAGEIN=66 PAGEFIN=69 SORTRES=0005313 SORTDDL= FASCIDC=13STA 00730 SORTNAV=5³005312 00730 200000 ZZSTA730 NDOC0417 TIPDOCO DOCTIT0027 NDOC0027



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