| SEGUITO DISCUSSIONE: C332, C354, C369, C1484, C1832, C2378,
C2431, C2625, C2743, C2752, C3666, C3751, C3922, C3945,
C4931, C5541.
...(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 332)
LAVASS
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| ...SEGUITO DISCUSSIONE: C332, C354, C369, C1484, C1832, C2378,
C2431, C2625, C2743, C2752, C3666, C3751, C3922, C3945,
C4931, C5541.
...(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 332)
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| FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, signor
ministro, onorevoli colleghi, la riforma dell'assistenza
poteva e può essere una grande occasione di democrazia e
solidarietà reale per far uscire dalla crisi lo Stato sociale
in Italia. Infatti, l'articolo 38, comma 1, della Costituzione
recita: "Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei
mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e
all'assistenza sociale". Pertanto, il principio di
sussidiarietà appartiene pienamente alla nostra tradizione
costituzionale come principio che indica la persona e le
libere formazioni sociali con la propria capacità e con il
proprio desiderio di intraprendere come soggetti che possono
decidere, progettare e costruire da sé, in piena autonomia, la
risposta ai propri bisogni e ai propri desideri.
La sussidiarietà, nel senso descritto, non è lottare per
il privato contro lo Stato, né battersi per una concezione di
Stato che non opprima le persone, battersi perché lo Stato e
le diramazioni dello stesso, regioni, province e comuni,
intervengano a sostegno della realtà sociale che è la vera
ricchezza di un popolo, e, quindi, dello Stato stesso.
Penso che si sia perduta un'occasione dal momento che non
si è voluto approfondire l'aspetto della sussidiarietà
orizzontale, oltre a quella verticale. Infatti, la
sussidiarietà orizzontale è quella che dà un senso al nostro
dettato costituzionale, mentre la sussidiarietà verticale è
tutta ingessata dentro la burocrazia e alle procedure alla
mercé dell'irremovibile funzionario di turno.
Avrebbe potuto essere una grande occasione per affermare
questo principio di sussidiarietà all'interno del modello
organizzativo dei servizi. La questione decisiva sta quindi
nel rapporto fra Stato e società. Il principio di
sussidiarietà dovrebbe entrare a pieno titolo come principio
regolatore, non solo nel rapporto fra i diversi livelli
statali, ma anche in quello fra essi
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e le formazioni sociali impegnate nell'organizzazione dei
servizi sociali. L'assistenza non deve essere intesa come
bisogni che possono essere soddisfatti, ma come programmazione
degli interventi e delle risorse, riconoscendo alle formazioni
sociali il diritto ad un ruolo attivo in tavoli istituzionali
comuni con gli enti pubblici non attraverso forme di
coinvolgimento lasciate al libero arbitrio del funzionario
statale o comunale.
Si tratta, quindi, di una protezione sociale attiva ed è
necessario attivare forme innovative di risposta al bisogno
che nasce dalla creatività e competenza delle realtà che
vivono quotidianamente accanto al bisogno. La famiglia e le
associazioni di famiglie devono essere riconosciute come primi
soggetti attivi nell'accoglienza del bisogno e devono essere
aiutate a svolgere tale compito al servizio di tutti.
Le organizzazioni di volontariato devono essere
riconosciute nella loro funzione peculiare di soggetto attivo
nella solidarietà e nell'attenzione ai bisogni della persona
e, pertanto, fattori di qualità nella stessa organizzazione
dei servizi.
Avremmo voluto uno stralcio delle norme che disciplinano
le IPAB; il testo unificato delega il Governo ad emanare un
decreto legislativo per la revisione della disciplina delle
stesse, senza che si possa escludere che il divieto di
utilizzo dei patrimoni sia utilizzato per la copertura delle
spese di gestione.
E' probabile, pertanto, che i 50 mila miliardi del
patrimonio delle IPAB vengano dispersi a favore, soprattutto,
dei servizi sociali non destinati alla fascia più debole della
popolazione. Sarebbe augurabile che questi beni venissero
utilizzati per la creazione di strutture assistenziali, come
comunità alloggio per minori e per disabili adulti, centri
diurni per disabili intellettivi gravi e gravissimi, uffici
per il personale e per i servizi, e così via, che certamente
porterebbero ad un netto miglioramento delle condizioni di
vita, attualmente spesso pessime, delle fasce più deboli della
popolazione.
Per i motivi che ho elencato, secondo noi è stata
disattesa la grande occasione che questa legge poteva
rappresentare per riaffermare - lo ripeto - il principio di
sussidiarietà, per affrontare meglio la questione delle IPAB
ed il problema dell'associazionismo, in termini più congrui e
molto più articolati.
Pertanto, anche se condividiamo l'impianto generale della
legge, non possiamo condividerla nel suo complesso. Annuncio,
quindi, l'astensione del mio gruppo (Applausi dei deputati
del gruppo misto-CCD).
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