| ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, io la ringrazio per
aver ricordato che è la prima volta che in quest'aula si
discute un'interpellanza in base all'articolo 138- bis
del regolamento. Non soltanto, ma la sua chiarificazione ha
messo ancora più in risalto la scorrettezza di questo Governo.
Proprio perché, come giustamente ha sottolineato lei, un
presidente di un gruppo - tra l'altro di un gruppo, quello di
alleanza nazionale, che non rappresenta cinque o sei deputati,
ma oltre novanta - presenta un'interpellanza, per la prima
volta il ministro avrebbe avuto il dovere di venire a
rispondere in quest'aula, ferma restando l'autorevolezza del
sottosegretario Carpi. Ma questo ministro evidentemente non
soltanto non ha letto l'articolo 138- bis, o meglio fa
finta di non averlo letto, ma è scorretto, soprattutto perché
soltanto dalla stampa abbiamo appreso, il 12 gennaio, che il
ministro Bersani aveva predisposto uno schema di decreto
legislativo che stava per presentare al Consiglio dei
ministri. Non solo, ma oggi, nonostante questa interpellanza,
la stampa riporta chiaramente che il ministro Bersani venerdì
presenterà ugualmente al Consiglio dei ministri questo schema
di decreto legislativo. Nella nostra interpellanza abbiamo
sostenuto che non è possibile presentare quello schema di
decreto legislativo, soprattutto perché il 10 dicembre scorso
il ministro Bersani nella Commissione attività produttive
della Camera aveva dichiarato l'intenzione del Governo di
partire, nella formulazione dello schema di decreto
legislativo, dal risultato del lavoro del Comitato ristretto,
avuto riguardo anche alle posizioni e alle sollecitazioni che
fossero pervenute dai diversi gruppi.
Ebbene, signor Presidente, i gruppi, proprio in quella
seduta, consegnarono determinati appunti al ministro e questi
disse che sarebbe ritornato in Commissione per colloquiare con
quest'ultima, al fine di "costruire" questo decreto
legislativo, il quale - è bene dirlo - riforma la legge n.
426, investe milioni di operatori del commercio ma soprattutto
investe milioni e milioni di consumatori.
Signor sottosegretario, oggi i giornali hanno detto che
sono state presentate più interpellanze. Non è così: è stata
presentata una sola interpellanza. Forse i giornali - questi
giornali di regime che riportano soltanto alcune
dichiarazioni! - per non parlare di alleanza nazionale, hanno
scritto che sono state presentate numerosissime
interpellanze.
Siamo contenti che il partito popolare (un partito che
sostiene questo Governo) abbia inviato ieri una lettera a
Prodi, abbia fatto un comunicato stampa in cui si dissocia da
questo atteggiamento del ministro Bersani. Siamo contenti
anche di sapere che altri partiti che appoggiano questo
Governo si stanno dissociando dall'atteggiamento del ministro
Bersani, soprattutto con riferimento a questi trenta articoli
così segreti per la Commissione, così segreti per questo
Parlamento ma che tutti i giornalisti italiani già conoscono!
E' bene sottolineare, signor Presidente, questo grave atto di
scorrettezza da parte del ministro Bersani.
Questi trenta articoli vanno a ledere gli interessi di
tutti i commercianti, ma soprattutto vanno a ledere gli
interessi di milioni di consumatori. Come si può pensare - e
lo diciamo nella nostra interpellanza - di parlare di
requisiti professionali facendo in modo che soltanto gli
alimentaristi debbano fare determinati adempimenti mentre
altre categorie del commercio non hanno alcun obbligo? E tutto
questo ben sapendo che oggi, proprio con la tecnologia
avanzata e con un commercio sempre più professionalizzato - ne
parlavamo poc'anzi con lei, signor sottosegretario -, ci sono
degli esercizi commerciali che hanno bisogno di una
professionalità maggiore degli stessi alimentaristi.
Il ministro invece "superliberalizza" tutto; arriva al
punto di dire che 300
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metri quadrati netti (cioè almeno 400 metri quadrati lordi,
tenendo presente che ci sono i servizi igienici, gli uffici e
i depositi) sono liberalizzati, i comuni non debbono
rilasciare più licenze e chiunque può aprire negozi
nell'ambito del settore alimentare o nell'ambito di altri
settori.
Signor Presidente, non so se lei ne sia a conoscenza, ma
il ministro Bersani vuol far fuori tutte le tabelle
merceologiche e fare in modo che chiunque, in qualsiasi
quartiere di questa città, di questo paese, senza tener conto
della domanda, della popolazione fluttuante, dell'offerta,
possa aprire o chiudere negozi, come gli pare e senza che i
comuni possano intervenire con decisione sulle autorizzazioni
delle licenze.
Ma perché noi diciamo che questo ministro è scorretto?
Perché questo ministro sa bene che persino il relatore del
provvedimento di legge (che non appartiene al gruppo di
alleanza nazionale ma al partito democratico della sinistra)
aveva proposto il parametro dei 200 metri quadrati. Ed ancora,
perché diciamo che questo ministro è scorretto? Perché sa bene
che il relatore del provvedimento di legge aveva proposto per
i piccoli esercizi una superficie commerciale di 200 metri
quadrati, per quelli medi fino a 2.000 metri quadrati e, per i
grandi esercizi, oltre 2.000 metri quadrati.
Nel decreto legislativo qui richiamato il ministro
stravolge tutte queste situazioni, toglie ai comuni le
competenze e toglie alle regioni le competenze di indirizzo e
di controllo; di testa sua, senza sentire né le confederazioni
né i partiti, "propone" delle situazioni che sicuramente non
avranno effetti positivi né sui commercianti né sui
consumatori.
Non è pensabile che il ministro presenti domani mattina,
come viene annunciato dai giornali, al Consiglio dei ministri
questo schema di decreto legislativo, perché sappiamo che, se
il ministro facesse ciò, non si troverebbe contro soltanto
tutte le confederazioni dei commercianti, ma anche gran parte
dei partiti che sostengono il Governo.
Signor sottosegretario, vorrei far presente che il
ministro si è assunto l'impegno di venire in Commissione
attività produttive. Non mi dica che il ministro verrà in
Commissione il 22 gennaio prossimo, perché lei sa bene che
alleanza nazionale ha presentato un documento nella
Commissione attività produttive e che il presidente Nesi
amabilmente si è adoperato affinché il ministro venga a
riferire il 22 prossimo. Ma se il ministro verrà in
Commissione il 22 gennaio, quindi dopo l'approvazione dello
schema di decreto legislativo, verrà in realtà meno ad un
impegno assunto.
Signor sottosegretario, sicuramente lei mi obietterà che
in fin dei conti lo schema di decreto legislativo verrà
sottoposto all'esame della bicamerale dove siete tutti
presenti. Ebbene, reputo che un simile modo di procedere non
sia corretto e mi auguro che lei non faccia una affermazione
del genere. Infatti, sa bene che una cosa è discutere tra i
vari gruppi, altra cosa è assumere un impegno nelle
Commissioni competenti per materia, come la Commissione
attività produttive, che, è bene ricordarlo, Presidente, da
due anni sta lavorando alla riforma della legge n. 426 del
1971, sulla quale sono stati presentati quattro progetti di
legge, tra i quali uno di alleanza nazionale.
Signor Presidente, è bene ricordare che nel corso del
nostro lavoro avevamo raggiunto un accordo in merito alla
redazione di un testo unificato. Do atto al sottosegretario
Carpi di essere venuto spesso in Commissione. Ebbene, il
sottosegretario Carpi sa bene come tutti i partiti fossero
giunti ad una analoga posizione, al di là degli schieramenti
di maggioranza e di opposizione. Tutti, infatti, vogliamo
contribuire al miglioramento del commercio italiano, cercando
di renderlo maggiormente professionale e di adeguarlo alla
realtà europea favorendo la realizzazione di una rete di
esercizi commerciali competitivi con quelli degli altri
esercizi commerciali europei.
Quindi, caro signor sottosegretario, non si può però
pensare di intervenire in questo settore effettuando dei tagli
con
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l'accetta come quelli che propone in questi trenta articoli
il ministro Bersani. Infatti, pensi alle conseguenze che
potrebbe determinare la decisione di non effettuare il
contingentamento di alcuni settori. In una città come Roma, ad
esempio, una simile decisione comporterebbe la chiusura,
soprattutto nel settore alimentare e tessile, di almeno
duemila esercizi commerciali.
Inoltre, quando si liberalizza in modo eccessivo un
sistema commerciale, viene buttato sul mercato anche il denaro
sporco - lo sottolineo - per aprire esercizi commerciali che
talvolta conquistano grosse fette di mercato anche con vendite
sottocosto. Caro signor sottosegretario, da anni il gruppo di
alleanza nazionale sta spiegando le ragioni per cui non viene
approvata in Italia la regolamentazione delle vendite
sottocosto. Ebbene, il ministro afferma che questa verrà
effettuata nel provvedimento Bersani; tuttavia, il ministro
aveva la grande occasione non soltanto di dire alla stampa che
aveva presentato questa disciplina in materia di commercio, ma
anche di affermare che in questi trenta articoli ve ne era uno
relativo alle vendite sottocosto, che consentono ancora alle
grandi reti di distribuzione e a commercianti non onesti di
fare una concorrenza sleale che alla lunga va contro gli
interessi del consumatore stesso.
Signor Presidente, mi avvio alla conclusione e chiedo che,
prima di presentare lo schema di decreto legislativo alla
Presidenza del Consiglio, il Governo si impegni a sottoporlo,
questa mattina stessa, al vaglio della Commissione attività
produttive della Camera. Come abbiamo già detto in un
comunicato stampa, se ciò non avvenisse, non solo non si
rispetterebbero gli impegni assunti dal Parlamento, ma si
determinerebbe anche una grave turbativa tra milioni di
commercianti ai quali dichiariamo anche con il mio intervento
la nostra piena solidarietà.
Signor Presidente, migliaia di commercianti delle varie
confederazioni stanno affluendo oggi a Roma. Se lei avrà
l'amabilità di leggere le pagine della cronaca di Roma dei
vari giornali, potrà vedere che tutte le confederazioni, tutti
i commercianti stanno lanciando un grido di allarme nei
confronti dello schema di decreto legislativo del ministro
Bersani.
Credo che il ministro non possa aggiungere scorrettezza a
scorrettezza; egli ha il dovere di non presentare domani al
Consiglio dei ministri lo schema di decreto legislativo al
quale facciamo riferimento e di colloquiare in questa sede,
nella Commissione di merito. Se così non facesse, ci
troveremmo costretti ad usare tutti i mezzi democratici a
nostra disposizione per far sapere alla piazza, alla
popolazione che questo Governo, attraverso la
superliberalizzazione del commercio vuole distruggere una
categoria che ha tanto contribuito alla ripresa economica del
paese. Vorrei ricordare al sottosegretario Carpi che, quando
circa sette anni fa si manifestò la grande crisi
dell'industria, se non vi fossero stati i settori del
commercio e dell'artigianato "a tenere", avremmo avuto milioni
di disoccupati. Furono proprio questi settori, attraverso
quello che possiamo definire il "sistema italiano", a dare
lavoro a migliaia e migliaia di nuove forze lavoratrici.
Signor Presidente, noi chiediamo formalmente, attraverso
questa interpellanza urgente, che il ministro si presenti
nuovamente alla Commissione attività produttive della Camera
prima di recarsi al Consiglio dei ministri e presti ascolto a
tutte le posizioni, nessuna esclusa, da quella del partito
popolare a quella di alleanza nazionale, dei verdi e di
rifondazione comunista. Sono diverse ed autorevoli posizioni
che dicono "no" a questo decreto legislativo, così come fanno
diverse confederazioni. Non si può dunque essere sordi ad una
maggioranza del paese che non vuole questa riforma o, meglio,
la vuole ma non nel modo indicato dal ministro. Attendiamo
fiduciosi una risposta positiva alle nostre richieste perché
altrimenti, come abbiamo già preannunciato, ci avvarremo in
forma democratica di tutti i mezzi disponibili
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per protestare sulle piazze vicino ai commercianti del paese
(Applausi dei deputati del gruppo di alleanza
nazionale).
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