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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


343671
STA0297-0022
Stenografico d'Aula n. 297 del 15 gennaio 1998 (STA13-297)
(suddiviso in 618 Unità Documento)
Unità Documento n.22 (che inizia a pag.7 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.18)
SVOLGIMENTO: 2 - 00847. ...(Riforma della disciplina del commercio)
...SVOLGIMENTO: 2 - 00847. ...(Riforma della disciplina del commercio)
ANTONIO MAZZOCCHI.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LORENZO ACQUARONE
ZZSTA ZZRES ZZSTA150198 ZZSTA980115 ZZSTA000198 ZZSTA000098 ZZSTA297 ZZ13
    ANTONIO MAZZOCCHI.  Signor Presidente, io la ringrazio per
  aver ricordato che è la prima volta che in quest'aula si
  discute un'interpellanza in base all'articolo 138- bis
  del regolamento.  Non soltanto, ma la sua chiarificazione ha
  messo ancora più in risalto la scorrettezza di questo Governo.
  Proprio perché, come giustamente ha sottolineato lei, un
  presidente di un gruppo - tra l'altro di un gruppo, quello di
  alleanza nazionale, che non rappresenta cinque o sei deputati,
  ma oltre novanta - presenta un'interpellanza, per la prima
  volta il ministro avrebbe avuto il dovere di venire a
  rispondere in quest'aula, ferma restando l'autorevolezza del
  sottosegretario Carpi.  Ma questo ministro evidentemente non
  soltanto non ha letto l'articolo 138- bis,  o meglio fa
  finta di non averlo letto, ma è scorretto, soprattutto perché
  soltanto dalla stampa abbiamo appreso, il 12 gennaio, che il
  ministro Bersani aveva predisposto uno schema di decreto
  legislativo che stava per presentare al Consiglio dei
  ministri.  Non solo, ma oggi, nonostante questa interpellanza,
  la stampa riporta chiaramente che il ministro Bersani venerdì
  presenterà ugualmente al Consiglio dei ministri questo schema
  di decreto legislativo.  Nella nostra interpellanza abbiamo
  sostenuto che non è possibile presentare quello schema di
  decreto legislativo, soprattutto perché il 10 dicembre scorso
  il ministro Bersani nella Commissione attività produttive
  della Camera aveva dichiarato l'intenzione del Governo di
  partire, nella formulazione dello schema di decreto
  legislativo, dal risultato del lavoro del Comitato ristretto,
  avuto riguardo anche alle posizioni e alle sollecitazioni che
  fossero pervenute dai diversi gruppi.
     Ebbene, signor Presidente, i gruppi, proprio in quella
  seduta, consegnarono determinati appunti al ministro e questi
  disse che sarebbe ritornato in Commissione per colloquiare con
  quest'ultima, al fine di "costruire" questo decreto
  legislativo, il quale - è bene dirlo - riforma la legge n.
  426, investe milioni di operatori del commercio ma soprattutto
  investe milioni e milioni di consumatori.
     Signor sottosegretario, oggi i giornali hanno detto che
  sono state presentate più interpellanze.  Non è così: è stata
  presentata una sola interpellanza.  Forse i giornali - questi
  giornali di regime che riportano soltanto alcune
  dichiarazioni! - per non parlare di alleanza nazionale, hanno
  scritto che sono state presentate numerosissime
  interpellanze.
     Siamo contenti che il partito popolare (un partito che
  sostiene questo Governo) abbia inviato ieri una lettera a
  Prodi, abbia fatto un comunicato stampa in cui si dissocia da
  questo atteggiamento del ministro Bersani.  Siamo contenti
  anche di sapere che altri partiti che appoggiano questo
  Governo si stanno dissociando dall'atteggiamento del ministro
  Bersani, soprattutto con riferimento a questi trenta articoli
  così segreti per la Commissione, così segreti per questo
  Parlamento ma che tutti i giornalisti italiani già conoscono!
  E' bene sottolineare, signor Presidente, questo grave atto di
  scorrettezza da parte del ministro Bersani.
     Questi trenta articoli vanno a ledere gli interessi di
  tutti i commercianti, ma soprattutto vanno a ledere gli
  interessi di milioni di consumatori.  Come si può pensare - e
  lo diciamo nella nostra interpellanza - di parlare di
  requisiti professionali facendo in modo che soltanto gli
  alimentaristi debbano fare determinati adempimenti mentre
  altre categorie del commercio non hanno alcun obbligo?  E tutto
  questo ben sapendo che oggi, proprio con la tecnologia
  avanzata e con un commercio sempre più professionalizzato - ne
  parlavamo poc'anzi con lei, signor sottosegretario -, ci sono
  degli esercizi commerciali che hanno bisogno di una
  professionalità maggiore degli stessi alimentaristi.
     Il ministro invece "superliberalizza" tutto; arriva al
  punto di dire che 300
 
                               Pag. 8
 
  metri quadrati netti (cioè almeno 400 metri quadrati lordi,
  tenendo presente che ci sono i servizi igienici, gli uffici e
  i depositi) sono liberalizzati, i comuni non debbono
  rilasciare più licenze e chiunque può aprire negozi
  nell'ambito del settore alimentare o nell'ambito di altri
  settori.
     Signor Presidente, non so se lei ne sia a conoscenza, ma
  il ministro Bersani vuol far fuori tutte le tabelle
  merceologiche e fare in modo che chiunque, in qualsiasi
  quartiere di questa città, di questo paese, senza tener conto
  della domanda, della popolazione fluttuante, dell'offerta,
  possa aprire o chiudere negozi, come gli pare e senza che i
  comuni possano intervenire con decisione sulle autorizzazioni
  delle licenze.
     Ma perché noi diciamo che questo ministro è scorretto?
  Perché questo ministro sa bene che persino il relatore del
  provvedimento di legge (che non appartiene al gruppo di
  alleanza nazionale ma al partito democratico della sinistra)
  aveva proposto il parametro dei 200 metri quadrati.  Ed ancora,
  perché diciamo che questo ministro è scorretto?  Perché sa bene
  che il relatore del provvedimento di legge aveva proposto per
  i piccoli esercizi una superficie commerciale di 200 metri
  quadrati, per quelli medi fino a 2.000 metri quadrati e, per i
  grandi esercizi, oltre 2.000 metri quadrati.
     Nel decreto legislativo qui richiamato il ministro
  stravolge tutte queste situazioni, toglie ai comuni le
  competenze e toglie alle regioni le competenze di indirizzo e
  di controllo; di testa sua, senza sentire né le confederazioni
  né i partiti, "propone" delle situazioni che sicuramente non
  avranno effetti positivi né sui commercianti né sui
  consumatori.
     Non è pensabile che il ministro presenti domani mattina,
  come viene annunciato dai giornali, al Consiglio dei ministri
  questo schema di decreto legislativo, perché sappiamo che, se
  il ministro facesse ciò, non si troverebbe contro soltanto
  tutte le confederazioni dei commercianti, ma anche gran parte
  dei partiti che sostengono il Governo.
     Signor sottosegretario, vorrei far presente che il
  ministro si è assunto l'impegno di venire in Commissione
  attività produttive.  Non mi dica che il ministro verrà in
  Commissione il 22 gennaio prossimo, perché lei sa bene che
  alleanza nazionale ha presentato un documento nella
  Commissione attività produttive e che il presidente Nesi
  amabilmente si è adoperato affinché il ministro venga a
  riferire il 22 prossimo.  Ma se il ministro verrà in
  Commissione il 22 gennaio, quindi dopo l'approvazione dello
  schema di decreto legislativo, verrà in realtà meno ad un
  impegno assunto.
     Signor sottosegretario, sicuramente lei mi obietterà che
  in fin dei conti lo schema di decreto legislativo verrà
  sottoposto all'esame della bicamerale dove siete tutti
  presenti.  Ebbene, reputo che un simile modo di procedere non
  sia corretto e mi auguro che lei non faccia una affermazione
  del genere.  Infatti, sa bene che una cosa è discutere tra i
  vari gruppi, altra cosa è assumere un impegno nelle
  Commissioni competenti per materia, come la Commissione
  attività produttive, che, è bene ricordarlo, Presidente, da
  due anni sta lavorando alla riforma della legge n. 426 del
  1971, sulla quale sono stati presentati quattro progetti di
  legge, tra i quali uno di alleanza nazionale.
     Signor Presidente, è bene ricordare che nel corso del
  nostro lavoro avevamo raggiunto un accordo in merito alla
  redazione di un testo unificato.  Do atto al sottosegretario
  Carpi di essere venuto spesso in Commissione.  Ebbene, il
  sottosegretario Carpi sa bene come tutti i partiti fossero
  giunti ad una analoga posizione, al di là degli schieramenti
  di maggioranza e di opposizione.  Tutti, infatti, vogliamo
  contribuire al miglioramento del commercio italiano, cercando
  di renderlo maggiormente professionale e di adeguarlo alla
  realtà europea favorendo la realizzazione di una rete di
  esercizi commerciali competitivi con quelli degli altri
  esercizi commerciali europei.
     Quindi, caro signor sottosegretario, non si può però
  pensare di intervenire in questo settore effettuando dei tagli
  con
 
                               Pag. 9
 
  l'accetta come quelli che propone in questi trenta articoli
  il ministro Bersani.  Infatti, pensi alle conseguenze che
  potrebbe determinare la decisione di non effettuare il
  contingentamento di alcuni settori.  In una città come Roma, ad
  esempio, una simile decisione comporterebbe la chiusura,
  soprattutto nel settore alimentare e tessile, di almeno
  duemila esercizi commerciali.
     Inoltre, quando si liberalizza in modo eccessivo un
  sistema commerciale, viene buttato sul mercato anche il denaro
  sporco - lo sottolineo - per aprire esercizi commerciali che
  talvolta conquistano grosse fette di mercato anche con vendite
  sottocosto.  Caro signor sottosegretario, da anni il gruppo di
  alleanza nazionale sta spiegando le ragioni per cui non viene
  approvata in Italia la regolamentazione delle vendite
  sottocosto.  Ebbene, il ministro afferma che questa verrà
  effettuata nel provvedimento Bersani; tuttavia, il ministro
  aveva la grande occasione non soltanto di dire alla stampa che
  aveva presentato questa disciplina in materia di commercio, ma
  anche di affermare che in questi trenta articoli ve ne era uno
  relativo alle vendite sottocosto, che consentono ancora alle
  grandi reti di distribuzione e a commercianti non onesti di
  fare una concorrenza sleale che alla lunga va contro gli
  interessi del consumatore stesso.
     Signor Presidente, mi avvio alla conclusione e chiedo che,
  prima di presentare lo schema di decreto legislativo alla
  Presidenza del Consiglio, il Governo si impegni a sottoporlo,
  questa mattina stessa, al vaglio della Commissione attività
  produttive della Camera.  Come abbiamo già detto in un
  comunicato stampa, se ciò non avvenisse, non solo non si
  rispetterebbero gli impegni assunti dal Parlamento, ma si
  determinerebbe anche una grave turbativa tra milioni di
  commercianti ai quali dichiariamo anche con il mio intervento
  la nostra piena solidarietà.
     Signor Presidente, migliaia di commercianti delle varie
  confederazioni stanno affluendo oggi a Roma.  Se lei avrà
  l'amabilità di leggere le pagine della cronaca di Roma dei
  vari giornali, potrà vedere che tutte le confederazioni, tutti
  i commercianti stanno lanciando un grido di allarme nei
  confronti dello schema di decreto legislativo del ministro
  Bersani.
     Credo che il ministro non possa aggiungere scorrettezza a
  scorrettezza; egli ha il dovere di non presentare domani al
  Consiglio dei ministri lo schema di decreto legislativo al
  quale facciamo riferimento e di colloquiare in questa sede,
  nella Commissione di merito.  Se così non facesse, ci
  troveremmo costretti ad usare tutti i mezzi democratici a
  nostra disposizione per far sapere alla piazza, alla
  popolazione che questo Governo, attraverso la
  superliberalizzazione del commercio vuole distruggere una
  categoria che ha tanto contribuito alla ripresa economica del
  paese.  Vorrei ricordare al sottosegretario Carpi che, quando
  circa sette anni fa si manifestò la grande crisi
  dell'industria, se non vi fossero stati i settori del
  commercio e dell'artigianato "a tenere", avremmo avuto milioni
  di disoccupati.  Furono proprio questi settori, attraverso
  quello che possiamo definire il "sistema italiano", a dare
  lavoro a migliaia e migliaia di nuove forze lavoratrici.
     Signor Presidente, noi chiediamo formalmente, attraverso
  questa interpellanza urgente, che il ministro si presenti
  nuovamente alla Commissione attività produttive della Camera
  prima di recarsi al Consiglio dei ministri e presti ascolto a
  tutte le posizioni, nessuna esclusa, da quella del partito
  popolare a quella di alleanza nazionale, dei verdi e di
  rifondazione comunista.  Sono diverse ed autorevoli posizioni
  che dicono "no" a questo decreto legislativo, così come fanno
  diverse confederazioni.  Non si può dunque essere sordi ad una
  maggioranza del paese che non vuole questa riforma o, meglio,
  la vuole ma non nel modo indicato dal ministro.  Attendiamo
  fiduciosi una risposta positiva alle nostre richieste perché
  altrimenti, come abbiamo già preannunciato, ci avvarremo in
  forma democratica di tutti i mezzi disponibili
 
                              Pag. 10
 
  per protestare sulle piazze vicino ai commercianti del paese
  (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza
  nazionale).
 
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