| l' a. ricostruisce nelle grandi linee la complessa problematica che
investi' gli inizi del secolo, allorche' si tratto' di rivedere l'
intero campo del diritto del lavoro alla luce delle nuove esigenze
sociali e politiche. dopo aver brevemente esaminato il senso della
giurisprudenza probivirale, che a grande maggioranza era orientata
favorevolmente nei confronti dell' azione collettiva dei lavoratori,
l' a. descrive i tentativi svolti dalla dottrina al fine di costruire
una teoria delle "grandi forme di contratti di lavoro" che, pur
recependo le nuove istanze del mondo sociale, rinsaldasse la
struttura del sistema giuridico positivo. ma le figure dei giuristi
piu' eminenti, quali carnelutti, redenti, messina, si mantennero
avversarie delle istanze democratiche che sostenevano politicamente
l' esigenza di una nuova legislazione in tema di contrattazione
collettiva. l' a. esamina quindi i risultati della ix e della xii
sessione del consiglio superiore del lavoro (giugno 1907 e giugno
1908) attraverso la trascrizione normativa del dibattito fatta da
giuseppe messina. le voci di bonomi, turati, mortara sono tra le piu'
significative. resta tuttavia fermo, nella legislazione (cosi' la l.
14 luglio 1912, n. 835), l' indirizzo liberal-autoritario che
caratterizza la posizione ideologica dei giuristi del periodo
precorporativo.
| |