| la politica demografica fascista si estrinseco' non solo nell'
esortazione alla prolificita', ma anche -in forma piu' dura- nella
proibizione di ogni propaganda a favore di una regolamentazione delle
nascite. la caduta del fascismo non provoco' l' abrogazione dei suoi
provvedimenti demografici e solo nel 1971 la corte costituzionale
dichiaro' incostituzionale l' art. 553 del codice penale e
liberalizzo' la propaganda per la pianificazione familiare.
nonostante cio', il ministero della sanita' ha continuato a
rifiutarsi di considerare decaduta la normativa del 1927 che vietava
la registrazione sanitaria di qualsiasi farmaco contraccettivo, salvo
i profilattici, e persino il magistero pontificio si e' espresso nel
1967 con l' enciclica "humanae vitae" contro ogni metodo di
regolazione delle nascite che non fosse il metodo naturale
"ogino-knaus". soltanto nel 1975 il parlamento ha convertito in legge
la proposta sulla "istituzione di consultori familiari", i quali
hanno tra i loro scopi la consulenza alla coppia sui metodi e sui
farmaci idonei a prevenire la gravidanza. tale legge, frutto di
compromesso, presenta lacune e contraddizioni di non poco conto, e si
e' facili profeti nel prevedere, almeno nel primo anno, imbarazzo e
confusione a livello sia regionale che comunale, per la novita' del
servizio, la mancanza di strutture sanitarie pubbliche operanti nella
pianificazione familiare, l' impreparazione della classe medica e l'
assenza di quadri intermedi paramedici. in tale situazione pertanto,
beneficeranno dei finanziamenti statali i consultori privati, essendo
pochissimi quelli comunali attivi: a tale riguardo, sara' opportuno
favorire consorzi di comuni, utilizzando l' esperienza di
associazioni private senza fine di lucro, e procedere ad una diffusa
attivita' di propaganda e convincimento.
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