| l' a. si sofferma sulla storia della riforma dei contratti agrari e
sugli obiettivi che con essa dovrebbero essere raggiunti. l' a.
precisa che i contratti agrari sono quei contratti che, traendo
origine dal colonato del tardo impero romano, sono stati a noi
tramandati dal medio evo e dai primi secoli dell' eta' moderna,
attraverso lenti cambiamenti che, adeguandoli per alcuni aspetti al
mutare dei tempi, ne lasciavano immutata la sostanza. il loro fine
essenziale era stimolare l' interesse del lavoratore alla produzione
ed al maggior rendimento del fondo, la remunerazione del lavoro
erogato essendo costituita da una quota fissa percentuale del
prodotto del fondo concesso. le grandi categorie di tali contratti
sono: la mezzadria classica, la colonia parziaria e la soccida
(articoli 2141; 2164; 2170; 2181; 2182; 2186; del codice civile). da
questi contratti ne sono originati numerosi altri, i cosiddetti
contratti atipici o anomali, che rappresentano un intreccio delle tre
forme basilari fra loro e con il contratto d' affitto o con l'
enfiteusi. l' a. ricorda successivamente che dal dopoguerra ad oggi,
mezzadria, colonia, soccida e loro derivazioni sono state modificate
solo parzialmente. fra i primi provvedimenti adottati, l' a. ricorda
il decreto luogotenenziale, del 5 aprile 1945, di proroga di tutti i
contratti agrari; i patti apulo-lucani, per la mezzadria impropria,
ed il lodo de gasperi, per la mezzadria classica, ambedue del 1946;
la legge di riforma dei patti agrari, del 1964; la legge del 1971 sui
fitti di fondi rustici. a giudizio dell' a., la legge di riforma dei
contratti agrari, attualmente in discussione al parlamento, dovrebbe
favorire un' agricoltura moderna e produttiva, dal momento che
numerosi mezzadri e coloni hanno lasciato le terre loro concesse, le
quali sono finite cosi' fra le terre abbandonate ed incolte.
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