| secondo l' a. la crisi della sociologia delle comunicazioni di massa
e' un dato ormai generalmente riconosciuto. al riguardo l' a. ricorda
quanto, gia' nel 1972, affermava mc quail che riteneva la storia
delle comunicazioni di massa poco piu' di un' appendice della storia
della societa' industriale. un altro segno, rivelatore della crisi,
e' colto dall' a. nel dibattito, tenutosi a roma nel gennaio del
1974, tra studiosi americani e dirigento della rai, dove non vi e'
stata nessuna indicazione operativa di una qualche consistenza. i
partecipanti infatti si sono limitati ad una fedele riedizione della
vecchia polemica, tra apocalittici da un lato, che sostengono l'
esistenza di un rapporto diretto di causa ed effetto fra
rappresentazioni televisive e comportamenti del pubblico ed integrati
dall' altro. un ulteriore sintomo della crisi e' dall' a. colto in
posizioni tipo quelle del maisel che, considerando raggiunta dalla
societa' attuale una condizione post-industriale, ritiene che i mass
media sarebbero da tempo nella fase discendente, in quanto destinati
ad essere sostituiti da comunicazioni specializzate rivolte a gruppi
ristretti. forse, osserva l' a., le cause della crisi della
sociologia delle comunicazioni di massa sono da ricercarsi nel fatto
che non e' stata ancora ottenuta una mediazione fra la "teoria
critica" da un lato e la ricerca empirica pura e semplice dall' altro
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