| l' a. muove dalla considerazione che la legge, approvata dalla camera
nel 1972, sia rimasta ferma in attesa del dibattito al senato.
secondo l' a. il diritto di famiglia del nostro paese, vigente nel
momento in cui egli scrive, costituisce un esempio tipico di
normativa superata nella realta' e nel costume. esso si basa ancora
sui principi, ormai desueti, di proprieta', di autorita', di possesso
esclusivo e perpetuo di un coniuge sull' altro, sul privilegio del
sangue. il "valore" dell' unita' si risolve in quello dell' autorita'
garantita dalla priorita' di un "capo". tale legislazione e', per l'
a., oltre che anacronistica, contraria al dettato della costituzione
che e' rimasta inapplicata. non e', secondo l' a., in crisi la
famiglia come tale, ma la istituzione familiare quale espressione di
un tipo di assetto ormai superato in modo definitivo. il superamento
della crisi in senso promozionale sarebbe favorito da una
legislazione che si facesse interprete di bisogni reali. a questa
esigenza risponde, almeno nei punti salienti, la riforma approvata
dalla camera.
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