| secondo l' a. la cgil, la cisl e la uil attraversano un momento di
innegabile crisi, sulla quale e' necessario riflettere onde
superarla, nel mantenimento pero' di quel rapporto costante con i
lavoratori, che e' la condizione prima per un corretto funzionamento
delle strutture sindacali a tutti i livelli. l' attuale disagio dei
lavoratori deriva dalla costatazione che, in una situazione politica
non certo limpida, il movimento sindacale fatica a trovare una
propria linea autonoma, sinche' molte decisioni operative appaiono
condizionate da valutazioni extra sindacali. il fatto di maggior
rilievo e', secondo l' a., che il sindacato riesce a sviluppare una
critica incisiva alla linea politica, portata avanti dai pubblici
poteri, solo quando nel governo regna l' accordo, quando invece nel
governo regna il dissenso, il sindacato, anziche' sorreggere con la
sua forza gli orientamenti piu' avanzati, avverte al suo interno una
serie di condizionamenti che ne offuscano il ruolo autonomo. se e'
vero, osserva l' a., che negli anni passati con la graduale
acquisizione delle incompatibilita' il movimento sindacale ha sciolto
una serie di legami coi partiti politici, le incompatibilita' non
devevano significare distacco dalla politica, anzi dovevano portare a
stabilire con le forze politiche rapporti di tipo nuovo, dialettici
ed autonomi, nel contesto di un orientamenti, per cosi' dire,
"pragnatico". protagonista pero' di questo tipo di confronto
spregiudicato puo' essere, a giudizio dell' a., un sindacato nel
quale esista una reale unita' interna, e non un' unita' frutto di
compromessi. il problema dell' unita' allora si pone, per l' a., in
modo prioritario e, lungi dall' essere una "fuga dalla crisi",
rappresenta una spinta per gestire la crisi in modo attivo.
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