| prendendo spunto dalla "vertenza d' autunno", l' a. analizza la
posizione dei sindacati ed osserva come il movimento sindacale
italiano abbia fatto all' origine la scelta di qualificarsi non solo
come un "agente salariale" ma come protagonista della politica
economica. l' a. osserva che, se sul piano delle competenze formali
si puo' discutere, sul piano sostanziale non si puo' richiamare il
sindacato al rispetto delle compatibilita' quando porta avanti delle
rivendicazioni, e successivamente rimproverarlo quando si affaccia
all' orizzonte della politica economica e sociale, chiedendo di
essere parte in causa di quelle scelte che definiscono in concreto le
"compatibilita'". tuttavia il sindacato, di fronte a questa scelta,
cade spesso in contraddizione a causa della presenza dei partiti. si
pone allora il problema del rapporto sindacato-partiti. tale rapporto
e' mutato nel tempo. dalle originarie "cinghie di trasmissione", si
e' passati ad un rapporto di maggiore, anche se non piena, autonomia.
questi, conclude l' a., sono i dati del problema, suscettibili di
produrre effetti laceranti se il movimento sindacale non rilancia un
disegno per l' unita', condizione indispensabile per conquistare una
maggiore "spregiudicatezza" nel rapporto con i partiti, ma
realizzabile solo con il consenso dei lavoratori.
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