| l' a. avverte l' esigenza di verificare il concetto, generalmente
accettato dalla storiografia, che il sorgere e l' affermarsi del
fascismo affondi le radici nella crisi del liberalismo. dalla
considerazione dello sviluppo della societa' europea dopo il 1870 l'
a. evince la difficolta' di trovare nel liberalismo quel denominatore
comune della gestione del potere in europa che croce a posteriori
assunse quale criterio interpretativo. secondo l' a. il sorgere dei
fascismi e' da collegarsi al clima di politica arretrata e
provinciale che si era instaurato in europa dopo la prima guerra
mondiale, in europa infatti dominava il dilettantismo politico: il
razzismo, il colonialismo, l' antisocialismo, la perdita della
dimensione universale dell' uomo, il timore che popoli nuovi
sottraessero all' europa il suo antico primato, l' incapacita' cioe'
di concepire il potere mondiale al di fuori del "piccolo equilibrio",
erano tutti aspetti che, se pure circolavano soprattutto nei regimi a
direzione o a forte partecipazione fascista, non erano estranei
neppure ai paesi che avevano mantenuto la direzione liberal
democratica. la conclusione dell' a. e' che al fondo vi era una
matrice comune che univa i protagonisti ed i fautori del "piccolo
equilibrio", fossero essi democratici o fascisti.
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