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| IDG760100020 | |
| 76.01.00020 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| fascione lorenzo
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| aliquem iudicio circumvenire e ob iudicandum pecuniam accipere (da
caio gracco a giulio cesare)
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| Arch. giur., vol. 189, (1975), fasc. 1, pag. 29-52
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| (Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
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| s1423; s1221
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| esegetica
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| in questo contributo l' a. si ripropone di risolvere il problema
dell' applicabilita' o meno delle sanzioni relative alla corruzione
giudiziaria a carico degli appartenenti all' ordo equester. tale
ricerca, che si articola sull' esame delle disposizioni legislative
emanate in materia nel periodo storico preso in considerazione,
perviene a questa conclusione: l' ordo equester sarebbe sempre stato
imperseguibile per questo genere di accusa. la punibilita' dei
cavalieri per l' ipotesi di corruzione giudiziaria, infatti, non fu
contemplata ne' nella graccana lex ne quis iudicio circumveniatur
(che -secondo l' a.- sarebbe stata una clausola della lex
repetundarum epigraphica del 123 a.c. ed avrebbe percio' avuto lo
scopo di garantire la punizione dei responsabili di una erronea,
mancata o fraudolenta applicazione di tale legge in favore dei
pro-magistrati colpevoli di repetundae); ne' nella lex de sicariis et
veneficiis, con la quale silla indico' soltanto i magistrati ed i
senatori come imputabili del reato di corruzione; ne' -infine- nella
lex de pecuniis repetundis, nella quale cesare, nel 59 a.c.,
considerava perseguibili solo coloro che, investiti di una potestas,
avessero accettato denaro per alterare la loro condotta processuale.
l' unico ad avanzare la proposta di estendere la punibilita' per
accuse di corruzione anche all' ordo equester, fu m. livio druso, ma
la sua rogatio iudiciaria del 91 a.c. fu rigettata in blocco.
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| cic. cluent.
cic. rab.post. 5,15
d.48.11.3
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| Ist. dir. romano - Univ. CT FI
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