| vi e' la convinzione diffusa, frutto di una visione limitata e
parziale, che i primi effetti della degradazione dell' ambiente
naturale, provocati dalla crescita economica, siano sorti nelle
regioni piu' ricche. secondo l' a. invece i primi e piu' gravi
effetti dello sviluppo si sono manifestati nelle regioni
sottosviluppate. il sottosviluppo, sostiene l' a., non e' l' assenza
dello sviluppo ma e' al contrario un prodotto dello sviluppo. se oggi
si insiste di piu' a parlare di inquinamento e di degradazione dell'
ambiente, e' perche' la civilta' occidentale ha sempre rifiutato di
riconoscere cio' che invece e', per l' a., un' evidenza: la fame e la
miseria di alcuni paesi lontani sono un prodotto sociale del
progresso. e' il costo che l' umanita' paga perche' lo sviluppo
economico possa progredire nel limitato numero di paesi che sono i
dominatori del mondo. non aver compreso questa verita' ha fatto si'
che si effettuasse una strategia di lotta al sottosviluppo, che e'
necessariamente destinata a fallire. insuccesso che si ripetera'
sempre fino a che perdureranno le strutture economiche attuali, che
implicano appunto una politica dello sfruttamento economico del terzo
mondo. a conferma di questa tesi, l' a. mostra come, prima dell'
esplosione capitalistica ed industriale del nostro secolo, non
esistevano paesi sottosviluppati e paesi sviluppati separati da un
divario cosi' ampio. e' solo con la seconda rivoluzione industriale
che sono emerse queste disparita' estreme. la fame in india, nel
peru', a san domingo, oltre ad essere manifestazione locale delle
zone sottosviluppate e' principalmente l' espressione di malattie
paradossali della civilizzazione.
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