| la crisi dello stato e dei servizi pubblici coinvolge, secondo l' a.,
il modello stesso dell' uomo "trivalente", dell' uomo cioe' che
esprime la propria vita nelle tre dimensioni di famiglia, lavoro,
tempo libero, sentendosi "protetto" dalla delega che ha fatto ai
politici ed ai tecnici per tutto cio' che concerne la vita collettiva
e l' amministrazione dei servizi pubblici. invece come gia' si e'
verificato per la scuola e si verifichera' per i servizi sanitari, il
fallimento della partecipazione politica ha aperto la via ad una
partecipazione amministrativa. in questa prospettiva allora, secondo
l' a., il processo di degradazione dello stato non appare piu' come
una catastrofe, ma si pone quale problema da esplorare per trovare
soluzioni nuove. soffermandosi sul centralismo burocratico, ritenuto
uno dei principali responsabili delle attuali inadeguatezze, l' a. lo
fa risalire ai metodi adottati subito dopo l' unificazione, quando si
cerco' di realizzare una amministrazione dalla quale scomparissero
tutte le divisioni precedenti, senza preoccuparsi in alcun modo delle
esigenze particolari. si attuo' cosi' una scelta unitaria ed
uniformizzatrice. il risultato pero' di questa centralizzazione
massiccia e' stato il progressivo corrompersi del potere centrale. a
proposito poi della burocrazia l' a. osserva che, data l'
impossibilita' di amministrare una societa' di massa al di fuori di
apparati burocratici, non e' la burocrazia come tale una minaccia, ma
essa lo diventa quando, invece di "servire", persegue una logica di
conseguenzialita' solo formale con le proprie premesse e con la
necessita' della propria autoconservazione. la conclusione cui giunge
l' a. e' che si sta cambiando radicalmente il concetto stesso di
stato. si tende ormai ad una visione funzionalistico-strumentale
dello stato come apparato amministrativo teso alla soluzione dei
problemi sociali.
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