| l' a. ritiene questo documento degno di attenzione, perche' offre una
testimonianza notevolmente antica di disubbidienza civile, motivata
in nome della propria liberta' di coscienza. il fatto riportato nel
documento e' molto scarno. nel 295 un giovane cristiano,
massimiliano, essendo stato riconosciuto abile al servizio militare,
si rifiuta di prestarlo, in quanto come cristiano non lo ritiene
lecito. dopo aver riportato questo documento, l' a. ne esamina nel
primo capitolo i problemi relativi all' ambientazione storica,
dimostrando la veridicita' del fatto narrato, ad ulteriore conferma
della quale compie anche, nel secondo capitolo, un' analisi
linguistica del documento. l' a. vaglia poi, nel terzo capitolo, le
ragioni addotte dal martire e rileva come, nel difendere la sua tesi,
massimiliano si sia appoggiato unicamente alle sue convinzioni, cioe'
ad una sua interpretazione personale del vangelo; come cristiano egli
obietta in nome solo della sua coscienza e della sua vocazione. l' a.
osserva come, malgrado l' innumerevole schiera di martiri, e' questo
uno dei rari casi di rifiuto al compimento dell' attivita' militare
come tale, identificata con "mala facere", cioe' con la violenza
instaurata a sistema. questo documento, conclude l' a., permette di
dare all' obiezione di coscienza una precisa collocazione nell' area
cristiana, di molto antecedente alla riforma protestante ed al
conseguente principio del libero esame, ai quali invece molti settori
cattolici facevano risalire l' ispirazione dell' obiezione di
coscienza.
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