| l' a. parte dall' affermazione, ricorrente in giurisprudenza, secondo
la quale il giudice non e' tenuto a disporre la perizia psichiatrica
qualora non si configuri un vero e proprio stato morboso del
soggetto; di fronte ad elementi che individuino soltanto alcune
anomalie di carattere dell' imputato non ricorrono le condizioni
postulate dall' art. 455, comma 2, codice procedura penale; l' a.
mette quindi in rilievo come i vizi di cui e' parola nel citato comma
debbono essere, secondo il consolidato orientamento
giurisprudenziale, clinicamente rilevanti, relativi a vere e proprie
infermita' mentali e non al carattere o alla personalita' dell'
imputato. in particolare con riferimento alla sifilide, l' a. pone in
rilievo come il supremo collegio approvi il diniego alla perizia
quando alla infezione luetica non si accompagnino altri e piu' gravi
squilibri desunti dalla vita anteatta del reo e dal suo comportamento
processuale; il compendio delle affermazioni giurisprudenziali puo'
essere dato da quella decisione nella quale si e' stabilito che la
sifilide puo' essere una causa dell' infermita' mentale, ma non e' un
presupposto certo di alterazione psichica. l' a. fa anche un breve
excursus della posizione di alcuni dottrinari, i quali, sul problema
specifico della lue, sostengono che questa inizialmente non influisce
sullo stato mentale, e percio' puo' essere negato, pur senza perizia,
il vizio parziale. in ordine alla motivazione del rifiuto del giudide
di merito di concedere una perizia richiesta, l' a. ricorda come la
cassazione abbia stabilito che non viola l' art. 455 codice procedura
penale il giudice che, con motivazione immune da vizi logici e
giuridici, esclude che la malattia dell' imputato implichi una
menomazione della sua sfera intellettuale e volitiva.
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