| all' atto dell' introduzione delle regioni ordinarie il problema
della stabilita' dell' esecutivo, uno dei temi classici dell'
ingegneria delle istituzioni, si presentava suscettibile di svariate
soluzioni, elaborate in sede teorica e per lo piu' rafforzate dall'
esperienza straniera. ma la classe politica che si accinse ad
elaborare gli statuti sembro' apprezzare poco lo sforzo progettuale
compiuto, avendo piuttosto di mira l' esigenza di predisporre una
serie di bilanciamenti e di garanzie che non consentissero il
privilegiamento eccessivo di un unico organo. dal gennaio al novembre
del 1971 assistiamo ad una serie di "crisi tecniche", necessarie per
l' adeguamento alle disposizioni statutarie, senza che ne conseguano
mutamenti di rilievo, per quanto concerne la formula politica (che
era il centro-sinistra laddove ne esisteva la possibilita' numerica,
altrimenti la coalizione di sinistra e in due casi il monocolore
democristiano). l' attenzione dell' a. si sposta poi sulle crisi
politiche che nel corso della prima legislatura hanno travagliato
quelle regioni che, sin dal loro primo anno di vita, avevano avuto
maggiori difficolta' nel risolvere i problemi politici: fanno infatti
eccezione le tre regioni con giunte di sinistra (toscana, umbria ed
emilia-romagna) e abbastanza stabili sono anche gli esecutivi veneto
e lombardo. l' a. conclude con un' approfondito esame sui motivi
dell' instabilita' politica di alcune regioni nonche' sull' efficacia
della normativa statutaria posta a tutela della stabilita' dell'
esecutivo.
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