| l' a. si propone di spiegare il fenomeno dell' aggressivita'
giovanile studentesca in italia, dal punto di vista
storico-culturale-etico. pur ammettendo che l' aggressivita'
giovanile e' sempre esistita e che la conflittualita' fra generazioni
e' sempre stata una componente della condizione umana, e' tuttavia
innegabile, sostiene l' a., che oggi l' aggressivita' giovanile
possiede caratteri propri e peculiari. cercando di individuarne le
cause profonde, l' a. considera l' aggressivita' attuale come una
reazione di rigetto dei valori morali propri della societa' kantiana,
liberal-borghese dominanti nella cultura occidentale. la rivolta
giovanile allora, pur con tutti i suoi difetti e le sue intemperanze,
possiede una sua giustificazione morale, in quanto denuncia la falsa
morale del passato, adulterata e ricoperta di ipocrisia, ed introduce
una importante trasformazione dell' ethos. d' altra parte pero',
avverte l' a., la contestazione, pur scoprendo alcuni valori morali,
finisce per perderne degli altri. secondo l' a. la migliore linea di
condotta e' quella di assumere, a tutti i livelli sociali, un
atteggiamento sincero, disposto da un lato ad ammettere i difetti e a
non difendere a tutti i costi le manchevolezze delle istituzioni cui
apparteniamo, ma d' altra parte attento a non eccedere in un ingenuo
"giovanilismo" che dia ai giovani ragione in tutto e per tutto. e'
necessario invece promuovere nei giovani sul piano psico-pedagogico
una coscienza critica. per quanto riguarda le soluzioni concrete l'
a. ritiene che tutte le strutture sociali debbano conformarsi ad un
processo di semplificazione; tutte le istituzioni dovrebbero in
pratica evitare il cerimonialismo, il burocratismo, il formalismo e
l' autoritarismo.
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