| l' a. ritiene che nel concetto di generazione si concretizzi quell'
idea di un perpetuarsi che nel concetto di specie invece potrebbe
apparire astratta; esplicitato allora il legame del generare con il
perpetuare e' facile notare, dice l' a., la contraddizione della
campagna abortistica. mentre oggi nell' ambito di tutti i problemi
ecologici si tende ad universalizzare la responsabilizzazione, l'
abortismo invece va a ritroso verso un particolarismo che esalta "la
gestione individuale" del fatto generativo e quindi della specie. se
si deve parlare di delitti ecologici allora, afferma l' a., l' aborto
procurato ne e' il primo. le obiezioni che esso aiuterebbe la natura
ad "autoregolarsi" muovono dall' idea di una libera disponibilita'
della specie da parte dell' individuo, che e' in urto con l' obbligo
dell' individuo, proclamato in tutti gli altri campi, di salvare la
specie. non si puo' infatti, conclude l' a., "salvare" la specie
umana usando mezzi che per loro natura escludano un qualsivoglia
dovere dell' individuo verso la specie stessa. l' aborto allora e' un
delitto ecologico. esso non solo uccide un uomo secondo la logica
dell' omicidio ma, in quanto arreca violenza alla radice stessa dell'
uomo, puo' dirsi un umanicidio.
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