| il problema della liberta', dicono gli aa., e' oggi difeso da un'
avanguardia che, egemonizzando l' alienazione che contraddistingue le
masse proletarie, si pone come strumento unico dell' avanzata
libertaria di queste se in questa azione vi e' un' esigenza giusta,
gli aa. non concordano pero' con la pretesa di risolvibilita' che
questa azione vuol comportare, in essa infatti manca il problema
dell' uomo, del soggetto cioe' che dovra' usare del metodo volto alla
sua liberazione. gli aa. si riportano ad un testo di marx dove si
afferma che il presupposto ultimo del lavoro e dell' appropriazione
e' stata l' esistenza comunitaria dell' uomo primitivo e non
viceversa. cio' comporta che sia le forme di produzione di un' epoca
determinata, sia la strategia tesa a rovesciarle, rimandano ad un
presupposto perduto dal quale non si puo' prescindere. e' necessario
allora che il problema della liberta' non venga ridotto entro i
limiti della lotta ma viva in una tensione ad un' esperienza
originaria. il processo della liberta' ha bisogno per mettersi in
moto della esperienza della liberta' e questa esperienza, sostengono
gli aa., e' irriducibile alle condizioni oggettive ed anzi e' il
presupposto per il loro superamento. nel secondo contributo gli aa.
propongono la distinzione analitica fra mediazione sociale e
struttura sociale. con mediazione si deve intendere quel rapporto
organico alla realta' della natura materiale, che si e' realizzata
storicamente come produzione industriale. dalla produzione
industriale deve essere distinta la forma capitalistica che essa ha
assunto. la conclusione degli aa. allora e' che non e' l' opera di
mediazione ad opporsi alla esperienza di liberazione, bensi' e' la
struttura sociale. molti insuccessi derivano proprio da questo
equivoco.
| |