| premesso che lo sguardo panoramico proiettato sulla vita carceraria
italiana nell' ultimo decennio ci porta a constatare l' esistenza di
una realta' complessa, contraddittoria e talvolta preoccupante, l' a.
sottolinea l' istituzione, nello stabilimento penale di saluzzo, fin
dal 1966, di una forma di servizio sociale penitenziario e, quindi,
successivamente, dopo un decennio di lavoro di ricerca, di un' equipe
formata dall' assistente sociale di ruolo, da una psicologa
incaricata e da un neuropsichiatra incaricato. nell' ambito di una
nuova e piu' scientifica visione del mondo carcerario, le varie
iniziative a carattere psicologico-sociale si articolano, pertanto,
attraverso 2 distinti momenti: osservazione (aspetto diagnostico) e
trattamento (aspetto terapeutico), mentre, d' altro canto, la
predisposta osservazione scientifica della personalita' e il
trattamento relativo debbono rispondere contemporaneamente ad
esigenze dei soggetti condannati, della istituzione carceraria e
della societa' in generale. esposte, infine, le principali
difficolta' di questo nuovo metodo di lavoro, l' a. afferma che la
partecipazione consapevole e responsabile di persone esterne
altamente qualificate e specializzate, non solo rendera' piu' sicura
la risocializzazione di singoli detenuti, ma avra' anche una positiva
influenza sulla popolazione in genere che e' ormai chiamata a dare un
contributo essenziale alla predetta politica penitenziaria.
| |