| l' a. si sofferma sul problema proprio alla nostra democrazia del
rapporto tra informazione e terrorismo, tra cultura e violenza. l' a.
si meraviglia che vi sia ancora chi dimentica o finga di ignorare che
la parola, in una societa' di massa, non assolve ad una funzione
esclusivamente referenziale o di informazione asettica. e' ormai un
dato acquisito da studiosi, dalle piu' diverse orientazioni, che il
linguaggio non ha la sola funzione aristotelica di definizione della
realta' bensi' e' strumento idoneo a modificare la realta' stessa in
modi e con risultati diversi seconda delle diverse circostanze.
allora diviene chiaro, posto questo nesso di interazione tra parola e
realta' sociale, che quando le parole indotte dalla violenza e dal
terrore penetrano senza filtri nel campo della democrazia
necessariamente inducono, a loro volta, a fenomeni di violenza, anche
se solo linguistica o morale, che allargano l' area potenziale, anche
se inconscia, del terrorismo. la radio e la televisione hanno quindi,
conclude l' a., grande peso e responsabilita' in quanto un impiego
consapevole della parola diventa il presupposto stesso della
democrazia.
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