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| IDG780900425 | |
| 78.09.00425 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| redazione
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| nota a cass. sez. i pen. 3 marzo 1976
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| Giur. it., an. 130 (1978), fasc. 1, pt. 2, pag. 21-22
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| (Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
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| d51903; d51910
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| l' a. annota una pronuncia di legittimita' secondo cui i delitti di
estorsione e truffa, pur avendo un elemento comune, e cioe' la
prestazione del consenso da parte del soggetto passivo viziata nel
suo processo formativo, si distinguono tra loro per un tipico
elemento caratterizzante, costituito dal mezzo adoperato dall' agente
per conseguire la prestazione del consenso: la minaccia o violenza
nell' estorsione; l' uso di artifici o raggiri, con falsa
rappresentazione della realta' nella truffa. la distinzione, sempre
ad avviso della suprema corte, sussiste anche nella ipotesi di truffa
aggravata per incusso timore, giacche' il timore di soggiacere ad un
danno nella estorsione e' cagionato dalla minaccia, mentre nella
truffa aggravata rappresenta l' effetto di artifici o raggiri
mediante i quali sia stato prospettato alla vittima un male
immaginario. l' a., rilevato che si tratta di una giurisprudenza
costante, ricorda come nel passato si ponesse l' accento sulla
circostanza che nella truffa aggravata il danno minacciato e'
meramente eventuale, mentre nella estorsione esso assume connotati di
certezza.
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| art. 629 c.p.
art. 640 c.p.
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| Ist. dir. penale - Univ. TO
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