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| IDG780610069 | |
| 78.06.10069 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| ragusa maggiore giuseppe
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| la morte dell' imprenditore e il fallimento
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| Dir. fall., an. 53 (1978), fasc. 1, pt. 1, pag. 5-104
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| (Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
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| d3110; d313
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| al centro del nostro sistema fallimentare vi e' l' imprenditore non
l' impresa. il fallimento dell' imprenditore defunto si spiega
concettualmente con la considerazione che l' imprenditore commerciale
sopravvive alla propria morte come centro d' imputazione. tale
fallimento e' previsto per soddisfare l' esigenza di tutela e
garanzia dei creditori del defunto rispetto ad altri eventuali
creditori, attraverso la individuazione del soggetto del fallimento.
la tesi sostenuta dall' a. e' che il defunto risponde solo per gli
atti relativi alla propria impresa ed a lui imputabili direttamente
od indirettamente, e che pertanto e' l' unico a fallire se l' erede
non e' imprenditore commerciale e l' insolvenza sia riferibile al de
cuius. al contrario dovrebbe aversi fallimento del solo erede se
questi e' imprenditore e l' insolvenza e' a lui ascrivibile.
fallimento di entrambi, secondo l' a., si avrebbe quando vi e'
continuazione dell' impresa e l' insolvenza e' riferibile ad ambedue
i soggetti. nell' ipotesi di fallimento del defunto si afferma che i
creditori di quest' ultimo hanno prelazione sui beni ereditari con
responsabilita' sussidiaria dell' erede. per l' ipotesi di
accettazione con beneficio d' inventario la liquidazione ex art. 498
codice civile e' subordinata alla mancanza di dichiarazione di
fallimento. vengono poi analizzati i problemi che sorgono quando vi
e' una pluralita' di eredi, il problema della disciplina delle azioni
revocatorie in questo tipo di fallimento, e la disciplina dettata per
il caso di morte dopo la dichiarazione di fallimento.
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| art. 11 l. fall.
art. 12 l. fall.
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| Ist. per la documentazione giuridica - Firenze
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