| prendendo lo spunto da alcune affermazioni di un quotidiano romano
che qualifica la nuova legge sull' aborto, approvata alla camera,
come una conquista di civilta' e di liberta', l' a. rileva che essa
e' invece il trionfo della barbarie e del libertarismo
individualistico ed edonistico, perche' cancella d' un colpo la piu'
alta conquista civile, che e' l' inviolabile diritto alla vita per
tutti, e consacra la prepotenza e l' egoismo dei piu' forti a danno
dei piu' deboli tra i deboli della societa': i bambini non nati. l'
a. rileva, poi, con stupore le reazioni di taluni partiti ed organi
di stampa ad un telegramma inviato dal consiglio permanente della cei
alle piu' alte autorita' dello stato italiano, osservando che nell'
attacco ai vescovi si sono distinti i cattolici del dissenso. dopo
aver posto in risalto la concezione libertaria che e' alla base della
nuova legge ed aver espresso meraviglia per il comportamento dei
cattolici eletti come indipendenti nelle liste del pci, l' a. osserva
che la giustificazione addotta per approvare la legge sull' aborto,
la necessita' di eliminare la piaga degli aborti clandestini, non
regge, poiche' quella piaga non si sana legalizzando l' aborto, ma
creando quelle condizioni sociali ed economiche che consentono alla
donna di portare a termine la propria maternita' senza l' incubo di
difficolta' insormontabili. augurandosi, infine, che il senato
riesamini tutta la questione dell' aborto con maggiore ponderatezza,
l' a. osserva che se la legge dovesse essere approvata
definitivamente nel testo attuale, di porrebbero per i cattolici
gravissimi problemi di coscienza.
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