| nell' intento di puntualizzare quale sia le gestione effettivadell'
ordine pubblico nel nostro paese, l' a. si occupa dell' applicazione
della normativa speciale in materia, con particolare riferimento alla
legge reale, attraverso l' esame di un caso paradigmatico: il c.d.
"caso spadafina" scaturito dai disordini avvenuti a padova il 3
giugno 1975. dapprima viene analizzato l' operato delle forze di
polizia: a riguardo si sottolinea come troppo spesso il problema
dell' ordine pubblico sia affrontato sul piano
amministrativo-poliziesco, ossia attraverso l' uso spregiudicato
della polizia che, grazie alle leggi piu' recenti, gode di ampi
poteri di limitazione della liberta' personale. si passa quindi all'
esame dell' intervento giudiziario, e qui l' a. svolge alcune
critiche ai principi giurisprudenziali affermati in relazione al
criterio distintivo tra i delitti di violenza e resistenza a pubblico
ufficiale. sul piano piu' strettamente procedurale vengono poi
denunciati, da una parte, le anomalie del rito direttissimo
obbligatorio, che lede fortemente il diritto di difesa, dall' altra,
l' uso della carcerazione preventiva come sanzione anticipata a fini
di controllo sociale. l' a. conclude evidenziando come l' ampliamento
dei poteri discrezionali del giudice, determinato dalla miniriforma
del 1974, sia certamente funzionale alle attuali esigenze di
"politica penale".
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