| l' a. commenta una decisione della corte suprema nella quale e' detto
che il giudizio di comparazione tra le circostanze ha carattere di
unitarieta', proprio perche' ispirato al concetto fondamentale che la
pena da applicare in concreto, anziche' il risultato di successive
operazioni aritmetiche di aumenti e di diminuzioni, sia la
espressione di un giudizio complessivo e sintetico, globalmente
espresso sulla personalita' del reo e la gravita' del fatto, onde il
suo esito non dipende in modo meccanico ed automatico dal numero
delle circostanze messe a confronto e dalla loro incidenza astratta
positiva o negativa, quasi si trattasse di un' operazione algebrica.
l' a., rilevato che il giudizio di comparazione fra aggravanti ed
attenuanti, affidato al potere discrezionale del giudice, e'
prescritto dalla legge per ottenere una valutazione complessiva,
completa ed umana dell' episodio delittuoso che, senza rinnegare il
principio della proporzione tra pena e reato, tenga conto della
particolare personalita' del reo, considerata sotto ogni aspetto
sintomatico, sottolinea come la decisione annotata si inserisca nel
costante orientamento della corte di cassazione.
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