| secondo l' a., lo sviluppo filosofico hegeliano parte dalla follia,
attraverso la follia giunge fino alla coscienza razionale. la follia
viene intesa da boumann, allievo di hegel, come contraddizione nel
soggetto tra la sua totalita', sistematizzata nella sua coscienza e
la determinazione particolare che non e' fluidificata in questa
totalita'. non c' e' crimine senza diritto, e quest' ultimo si
costituisce nella possibilita' del primo; quindi, se il crimine e' un
atto di violenza, il diritto e' diritto di coazione, in un certo
senso un "diritto di violenza". la violenza e' l' apparire della
potenza come esteriorita'. secondo l' a., in hegel il meccanismo e'
il primo momento di quella che e' denominata la struttura concettuale
del mondo; esso e' per hegel il mondo dell' estraneita' e della
violenza. completo perfetto del meccanismo, per quanto ne differisca,
e' il chinismo. entrambi sono inverati nella teologia, il modello
della quale offre la vera struttura concettuale, per se', del mondo,
a differenza del modello meccanico che ne offre una concettuale solo
in se'. importante ai fini di una esaustiva analisi del concetto di
violenza e' la distinzione chiaramente posta in luce dall' a. del
significato dei termini gewalt e zwang nel discorso hegeliano, con
una esplicitazione ulteriormente definita della differenza
fondamentale tra costrizione e violenza. in sostanza, quale rapporto
istituisce hegel tra la propria teoria dello stato e il concetto di
violenza? seguendo le annotazioni di hegel e di boumann, l' a.
afferma che per quanto lo stato possa nascere anche mediante
violenza, non e', tuttavia, che in essa abbia il suo fondamento. in
definitiva, in hegel, secondo l' a., la violenza trova un posto come
momento necessario e giustificato che segna il passaggio dalla
sostanzialita' alla sfera del concetto.
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