| l' a., constata la crisi in cui versa attualmente il fallimento per
la sua intrinseca inadeguatezza rispetto ai problemi che una moderna
societa' a capitalismo avanzato pone, ne ricerca le cause
individuando le piu' remote nella origine stessa dell' istituto,
origine che si colloca nell' eta' intermedia, dalla quale trae,
ovviamente, i suoi principi informatori e le sue tipiche strutture;
accanto a questa, un' altra constatazione concorre a dimostrare la
inadeguatezza di cui sopra: il fallimento fu considerato uno
strumento di tutela dei creditori, con particolare riguardo ai
crediti commerciali, cui si deduce che si tratta di uno strumento
sorto in eta' precapitalistica, e come tale inadeguato a quella
odierna. nella successiva analisi dello svolgimento stoico del
fallimento, nella quale sono contenuti puntuali riferimenti alla
esperienza francese e al suo code de commerce del 1807, l' a.
riscontra la graduale e progressiva burocratizzazione dello stesso;
quanto, poi, al codice di commercio del 1865, che con qualche
variazione ripete le strutture fallimentaristiche francesi, si
dimostro' ben presto insufficiente per affrontare i grossi problemi
riallacciantisi alle crisi economiche del secolo, mentre vani
risultarono i tentativi per un adeguamento dello stesso, cosi' come
in epoca successiva, il procedimento della liquidazione coatta
amministrativa servi' solo a dimostrare la insufficienza del
procedimento liquidatorio di tipo tradizionale. migliore sorte, anche
se non esente da notevoli "vizi", ebbe l' amministrazione
controllata, introdotta dagli artt. 187 - 193 della vigente legge
fallimentare, alla quale ha fatto seguito, in epoca recentissima l'
ultimo, almeno per il momento, tentativo di prevenzione dell'
insolvenza, con la creazione della societa' di gestioni e
partecipazioni industriali (gepi).
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