| l' a. si richiama al recente dibattito al senato sulla riforma del
concordato, sulla c.d. terza bozza presentata dal governo. rileva il
sostanziale accordo delle forze politiche e il conseguente
esaurimento di pregiudiziali teoriche sia di matrice separatistica
che di ispirazione confessionistica. secondo l' a., il motivo di
fondo va visto nel fatto che lo strumento concordatario e' venuto
perdendo il ruolo, normativo e politico, di primo piano che rivestiva
nel passato per una serie di trasformazioni giuridiche che si sono
susseguite nell' ordinamento italiano dal 1970. l' a. si sofferma sul
processo legislativo extraconcordatario e unilaterale che ha
laicizzato porzioni importanti della vita collettiva e cita la legge
sul divorzio, la legge sul diritto di famiglia, la riforma
carceraria, l' attuazione del decentramento regionale. tale normativa
ha proposto soluzioni "originali" che non erano, cioe', ne' quelle
"laicistiche", ne' quelle "confessionistiche", per cui il concetto di
"legislazione ecclesiastica" e' venuto cambiando profondamente, e i
confini di tale legislazione non sono piu' quelli del "concordato" e
neppure quelli delle "intese" fra stato e confessioni religiose
diverse dalla cattolica. l' a. si intrattiene, quindi, sulle
trasformazioni avvenute all' interno delle varie culture che
progettavano tipi diversi di relazioni fra stato e confessioni
religiose, trasformazioni che potrebbero far venir meno le
contrapposizioni tradizionali di componenti "laiche" o "cattoliche",
"confessionistiche" o "laicistiche".
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