| fortemente critico nei confronti della politica delle forze di
sinistra, che giudica sostanzialmente senza serie idee riformatrici
(il psi) e protese al sovvertimento del modello democratico-sociale
(il pci e sindacalisti comunisti), l' a. critica l' indeterminatezza
delle indicazioni riformiste di amato (espresse nel saggio "economia
politica e istituzioni in italia"); afferma che il modello
democratico-sociale si e' affermato in altri paesi occidentali dove,
a differenza dell' italia, la risposta alle richieste sociali e'
stata compensata da un aumento di razionalizzazione, produttivita' ed
efficienza: alla luce di queste considerazioni dissente dalle tesi di
bognetti (il politico 1/78) circa la inevitabilita' del metodo
politico 'spartitorio' della dc, che vi sarebbe stata costretta anche
dalle forze di sinistra; l' a. sostiene invece che la faccia
assistenziale, populistica e inflazionistica del modello
democratico-sociale e' congeniale alla dc degli anni '60 e '70,
caratterizzata inoltre da ambiguita' ideologiche e opportunismi
contingenti. conclude che questo assetto -assai precario e
pericoloso- potrebbe essere considerato il male minore per una
societa' fondamentalmente irreformabile, quale, a suo avviso, la
giudicava probabilmente anche aldo moro.
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