| l' a. interviene nel dibattito sul suo saggio "economia, politica e
istituzioni in italia", iniziato da bognetti (il politico 1/78) e
proseguito da altri sullo stesso fascicolo 4/78. si sofferma sui tre
temi piu' discussi: 1)peculiarita' del "governo spartitorio"; 2)
ruolo della dc; 3) ruolo delle sinistre. premette che, a differenza
degli altri paesi europei, in italia all' aumento di spesa non ha
corrisposto un adeguato incremento di entrate e che se il metodo
spartitorio appare tipico della crisi dello stato capitalista, l'
italia ne e' stata primaria interprete; ribadisce quindi le
responsabilita' della dc, facendo riferimento al ruolo assunto nei
confronti degli imprenditori e alla politica fiscale; sostiene che
nel pci, d' altra parte, non sembra ravvisarsi una volonta' eversiva,
mentre bisogna tenere conto che la prospettiva leninista era apparsa
-piu' che un riferimento rivoluzionario vicino- l' elemento
organizzativo in una societa' incapace -secondo gramsci e togliatti-
di trovare momenti aggregativi di tipo moderno. va inoltre ricordato
lo sforzo di contenere e incanalare le spinte estremistiche e che il
"deficit spending", i "carrozzoni pubblici costosi e inefficienti"
non hanno origine solo negli "idoli culturali" della nostra sinistra,
ma anche nella scarsa qualita' morale, nel tenue senso dello stato
della nostra borghesia (e, risalendo piu' addietro, non si puo'
trascurare di considerare l' assenza in italia di un' autentica
rivoluzione liberal-borghese).
| |