| l' a. sostiene che nei secoli passati la scuola era sempre stata un'
espressione della classe dirigente e, come tale, tendeva a forgiare
un' elite che aveva il compito di perpetuare il sistema economico
politico e culturale vigente. in questa prospettiva l' a. sostiene
inoltre che era piu' avanzata la antica legge casati che non la
riforma gentile, in quanto, almeno si proclamava la necessita' di
alfabetizzare tutta la popolazione italiana: la riforma gentile,
invece, era strettamente improntata a criteri selettivi e anche
discriminatori tra classe proletaria e classe borghese prevedendo
scuole professionali per i piu' poveri e scuole di cultura umanistica
o scientifica piu' generale per i benestanti futuri dirigenti. l' a.
percio' sostiene che la scuola odierna, pur con le sue manchevolezze,
e' migliore di quella passata in quanto, per la prima volta nella
storia italiana, essa non dipende dalla societa' ma tenta di
cambiarla, preparando cittadini per una societa' futura non
esistente. pertanto l' a. si pronuncia a favore dei decreti delegati
e sostiene in ultimo, che il quasi fallimento di quest'ultima riforma
e' dovuto soprattutto al mancato instaurarsi di un giusto rapporto
tra genitori e insegnanti (che pure era previsto dalla legge) sia per
la impreparazione degli insegnanti che per l' ignoranza dei genitori,
che vedono nella scuola solo un mezzo di promozione sociale
attraverso la professionalita'. l' a. conclude auspicando una
revisione anche legislativa dei decreti delegati che pero' non cambi
la sostanza della riforma, ma garantisca un effettivo instaurarsi del
rapporto genitori-insegnanti.
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