| l' a., in tema di riforma universitaria, critica i due principi su
cui essa dovrebbe basarsi secondo l' indirizzo parlamentare e cioe':
1) l' adeguamento dell' assetto dell' universita' alle condizioni
generali della societa', anche mediante coordinamento della
programmazione particolare alla programmazione nazionale e regionale;
2) l' accrescimento della autonomia dell' universita', rilevando che
queste affermazioni, gia' trattate in passato, vengono riproposte
oggi senza alcuna considerazione delle dimensioni storiche e percio'
inutilmente, e anzi a danno della corretta comprensione delle
questioni presenti. spiega, infatti, per quanto riguarda il primo
principio che essendo la nostra societa' ancora in continua
evoluzione, non si vede a quali ordini sociali debba uniformarsi l'
universita', e che volere adeguare la programmazione particolare
dell' universita' a quella generale, nazionale e regionale, significa
soltanto cercare la soluzione di un problema in se' difficile, quale
la riforma universitaria, nella connessione con un altro problema non
ancora risolto e forse anche piu' complesso. per quanto riguarda il
secondo principio, e cioe' l' autonomia universitaria, concorda con
quanto affermato dalla concezione europea del secolo scorso e cioe'
che l' autonomia non puo' "esser il fondamento precipuo del diritto
pubblico universitario", altro non puo' costituirne "che un'
appendice", stabilita con funzione ausiliaria e strumentale, e che il
vero fondamento, l' essenza del diritto pubblico universitario e' la
liberta' di scienza e d' insegnamento, come ripetuto anche dall' art.
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