| l' a. si propone di esaminare un tema mai affrontato dagli hegelisti,
riguardante la teoria delle forme di governo. un tema fondamentale, a
livello metodologico, che consente di comparare sul piano della
storia della filosofia politica i vari autori. a tale proposito, l'
a. ricorre ad una distinzione tra uso descrittivo, prescrittivo e
storico della tipologia classica delle forme di governo. cosi', in
base al primo uso, l' a. fa notare che la classificazione delle forme
di governo di hegel deriva direttamente dalla tipologia
montesquiviana del dispotismo, della monarchia e della repubblica.
secondo l' a., da montesquieu hegel accoglie la tipologia delle forme
di governo tanto da assumerla a criterio principale dell'
interpretazione storica nella sua filosofia della storia, pur non
accogliendo totalmente il criterio distintivo delle tre forme proprio
di montesquieu. per quanto concerne il secondo uso, quello
prescrittivo, l' a. fa notare che questo uso nel pensiero di hegel e'
irrilevante, dato che in esso il problema della miglior forma di
governo risulta essere un problema senza senso. nell' uso storico, il
confronto con la scienza nuova del vico porta l' a. a considerare
suggestive analogie e differenze tra questi e hegel: basti pensare
alla base del ciclo delle forme di governo, nell' ordine, repubblica,
aristocrazia, repubblica popolare, monarchia. la teoria delle forme
di governo di vico, tuttavia, non conosce il dispotismo. le
differenze d' interpretazione per le forme di governo che emergono
dai confronti di hegel, rispettivamente, con montesquieu e vico,
mostrano che hegel aveva una concezione continua del movimento
storico, per cui ogni forma di governo era cosi' rigorosamente legata
al suo spazio geografico e al suo tempo storico da non poter essere
ripetuta due volte.
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