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132642
IDG800900580
80.09.00580 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
alessandri alberto
il pericolo per l' incolumita' pubblica nel delitto previsto dall' art. 437 c.p.
nota a cass. sez. i pen. 13 ottobre 1978
Riv. it. dir. proc. pen., an. 23 (1980), fasc. 1, pag. 254-273
(Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
d51404; d51405; d777
a differenza degli altri delitti contemplati nel tit. vi del secondo libro del codice penale, che possono realizzarsi ovunque, l' ipotesi di cui all' art. 437 c.p. si riferisce necessariamente a un ambiente "tipico", quello del lavoro e dell' attivita' produttiva che possiede peculiari caratteristiche umane e tecniche. la pericolosita' va definita non solo sull' intrinseca insidiosita' degli impianti, ma anche dalle modalita' della loro utilizzazione in concreto. il nucleo dell' oggettivita' giuridica del reato risulta costituito dall' integrita' fisica dei soggetti esposti alle dinamiche potenzialmente lesive che operano nell' ambiente di lavoro. la tutela di questo interesse, anticipata al momento della dolosa accentuazione dei livelli di rischio, si rivolge obiettivamente e indistintamente a tutte le persone che possono trovarsi minacciate. non e' necessario che il fatto descritto dall' art. 437 provochi una minaccia per l' incolumita' di una "indefinita massa di persone", ma e' altresi' da escludere che ricorra solo in relazione a "una massa di lavoratori", e non rispetto ad una "qualsiasi minuscola impresa": il profilo della diffusibilita' dell' offesa non si estrinseca nel numero piu' o meno elevato e sovente accidentale dei lavoratori impegnati, ma nella indeterminabilita' e sostituibilita' dei soggetti che in concreto possono trovarsi a fronteggiare situazioni sguarnite dei necessari presidi antinfortunistici, requisito che s' intreccia con l' accentuata, immanente propagabilita' dei fattori potenzialmente lesivi.
art. 437 c.p.
Centro diretto da M. Fameli - IDG Firenze



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