| l' a. affronta i problemi che attengono all' intervento straordinario
e al suo rapporto con le regioni. sostiene che occorre partire dalla
legge 2 maggio 1976, n. 183, anche se non ha dato concreti risultati
a causa di carenze istituzionali. l' a. analizza tali carenze ed
espone il ruolo che le regioni meridionali potranno assumere nel
futuro impianto dell' intervento pubblico per il sud. tuttavia le
responsabilita' da attribuire alle regioni meridionali non possono
coesistere con l'assetto attuale dell' impianto organizzativo e
strumentale dell' intervento straordinario. l' a. sviluppa questa
tesi e sostiene che le regioni meridionali devono avere la
responsabilita' di progettare e realizzare, tramite progetti
regionali di sviluppo, gli interventi rientranti nelle loro
competenze istituzionali, che siano stabiliti nel programma
straordinario per il mezzogiorno. la cassa per il mezzogiorno non
dovrebbe essere piu' prorogata. se dovesse, pero', essere mantenuto
il disposto dell' art. 20 primo comma della legge 6 marzo 1978, n.
218, che stabilisce la durata della cassa fino al 31 dicembre 1980,
una serie di attivita' "a stralcio" potrebbero essere attribuite alla
cassa esclusivamente per portare a termine le opere attualmente in
corso di esecuzione. per quanto concerne i cosidetti enti collegati,
societa' finanziarie, enti promozionali per il mezzogiorno,
dovrebbero essere eliminati i collegamenti esistenti con la cassa, ma
dovrebbero conservare la natura giuridica di societa' per azioni in
mano pubblica. ogni intervento, infine, stabilito nel programma
straordinario per il mezzogiorno dovrebbe essere attribuito alle
amministrazioni centrali, alle aziende e agli enti nazionali in
ragione della loro competenza ordinaria.
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