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133014
IDG800400632
80.04.00632 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
salvadori massimo l.
da mary ai "socialismi reali"
Mondoperaio, an. 31 (1978), fasc. 12, pag. 77-85
f411
la grandezza di lenin, in quanto capo rivoluzionario, fu quella di superare le ambiguita' del marxismo dando una soluzione a cio' che in marx era rimasto indeterminato: il modo in cui il proletariato doveva costituirsi in classe dominante ed esercitare la violenza rivoluzionaria. ma cosi' facendo egli altero' il marxismo sotto due aspetti: affidando al partito bolscevico il compito della modernizzazione economica, che marx riteneva proprio del capitalismo, e affidandogli inoltre il compito di di dominare la societa' nella fase della dittatura del proletariato, che marx affidava, anche se in modo poco chiaro, alla classe operaia. se e ' vero che fu stalin a raccogliere i frutti dell' opera di lenin, e' anche vero che tra i due capi del bolscevismo vi e' una differenza profonda sul piano dei valori: mentre lenin guardava con ansia al momento in cui le masse sarebbero diventate mature per mettere fine al ruolo del partito-padre, stalin ignoro' e persino disprezzo' il "valore" della democrazia, sostituendo all' obbiettivo di lenin della modernizzazione come base materiale della democrazia e del socialismo, quello della modernizzazione come fondamento della potenza del partito-stato. l' esperienza sovietica segna la fine dell' illusione secondo cui l' abolizione della proprieta' privata, radice strutturale dell' asservimento della societa' agli interessi particolari, avrebbe prodotto l' avvento di una societa' unificata e riconciliata nell' affermazione dell' interesse generale. la misura del socialismo puo' essere solo la qualita' dei rapporti sociali e umani che deriva dai mutamenti della struttura economica, non la statizzazione dei mezzi di produzione.
Ist. per la documentazione giuridica - Firenze



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