| l' a. sostiene che la necessita' di un approfondimento teorico sul
pci e' legata alla collocazione che esso ha attualmente nella realta'
politica italiana e non alla campagna sollevata da varie parti contro
la sua pretesa impenetrabilita' e antidemocraticita'. la funzione
storica del pci secondo l' a., e' quella di realizzare l' aspirazione
della classe operaia e delle classi subalterne a divenire classe
dirigente in una societa' socialista. l' a. rileva i cambiamenti e le
novita' strutturali presenti nella societa' italiana, che hanno dato
vita a movimenti e fenomeni sociali di fronte ai quali non e' piu'
sufficiente l' indicazione dei fini, ne' e' piu' possibile una delega
a dirigere affidata a politici di professione. l' a. respinge la tesi
secondo cui la "politicizzazione degli specifici" porti alla fine di
ogni funzione dei politici di professione. essa pone, tuttavia, un
problema per quanto attiene al modo di partecipazione e di formazione
delle linee della politica. il pci come partito di trasformazione,
per essere in grado di esprimere la complessita' della societa' e
delle sue contraddizioni, deve esprimere anche al suo interno tali
contraddizioni e le loro espressioni culturali e le ipotesi politiche
parziali per non perdere il contatto con i processi reali. cio'
implica la pratica normale del voto, della pubblicita' del dibattito,
della verifica del consenso alla linea politica. l' a.,
conclusivamente afferma che una pratica di rinnovamento culturale e
di rigore democratico potrebbe render superato il carattere del
centralismo democratico come si e' venuto a determinare in un' epoca
di clandestinita', di avanguardie e di regimi autoritari.
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