| l' a. prende spunto dall' attuale crisi di legittimazione del
consenso allo stato da parte dei cittadini: crisi del diritto statale
ed emergenza di esigenze spontanee, nell' ambito sociale, con pretese
di universita' e di politicita', per riprendere il pensiero di
antonio pigliaru sulla teoria della pluralita' degli ordinamenti
giuridici. in particolare l' a. si richiama a "la vendetta
barbaricina come ordinamento giuridico" in cui il pensatore sardo
colloca al centro della propria ricerca gli schemi di comportamento
tradizionali, i codici strutturali in cui gli episodi di banditismo e
di vendetta barbaricina trovano una loro spiegazione e
giustificazione. l' ordinamento della vendetta barbaricina si pone
come ordinamento generale, come ordine esclusivo, che richiede un'
assoluta fedelta' e coerenza. conseguentemente scaturisce il
conflitto tra due opposti termini normativi: la legalita' dello stato
e della comunita' particolare. il pastore barbaricino e', quindi,
conteso tra due diversi ordinamenti e indotto "giuridicamente" ad
esercitare la vendetta come "organo della comunita'". in pigliaru, il
problema della specificita' culturale e politica sarda si presenta
come ripetizione della svolta storica nella vicenda dello stato
moderno e come espressione dell' esigenza di un nuovo pluralismo
giuridico che si configura come un salto di qualita' nello sviluppo
stesso dello stato. lo scontro tra consuetudine e legge, tra
ordinamento barbaricino e ordinamento dello stato, tra un ordinamento
originario ed autonomo ed un altro successivo e sovrapposto puo' dar
luogo ad un arricchimento reciproco. la tutela della specificita'
arcaica si congiunge, cosi', col problema del ruolo dell' autonomismo
nella interna rifondazione dello stato: concepito, cioe', non come
"alternativa esterna" all' organizzazione dello stato, ma come
momento della sua "estinzione democratica".
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