| l' a. sostiene che i partiti di sinistra attraversano una crisi di
potere dovuta alla obsolescenza dell' apparato ideologico e alla
impossibilita' di accedere alla gestione delle istituzioni. si e'
verificato un arresto di produzione di plusvalore sociale e non e'
stata innestata la produzione di plusvalore politico per la mancata
connessione tra partito e istituzioni. il pci, infatti, ha un peso,
in termini di potere, molto debole in rapporto alla sua
rappresentanza parlamentare. al contrario, per la dc, partito e
istituzioni dello stato coincidono: attraverso il controllo delle
istituzioni la dc mette in moto la produzione di plusvalore sociale
per il partito. secondo l' a., le radici del potere non sono piu' da
ricercarsi solo dentro la sfera del politico istituzionale, ma anche
dentro la societa', per cui assume particolare rilievo la critica
dell' ideologia. la crisi dell' ideologia tradizionale dei partiti
della classe operaia non va misurata tanto sul fatto che il partito
comunista italiano si sia fatto o meno "stato", ma su una richiesta
diffusa di potere e di spazi di autonomia che viene proposta al di
fuori dei confini del "politico". occorre un' ideologia unificante
che nasca da un momento di lotta e di scontro e il problema che si
pone per il partito e' quello di far corrispondere ad una nuova
organizzazione i due momenti del potere, lo stato e la societa'
civile, dal momento che il politico non e' piu' tutto e solo stato,
tutto e solo societa' civile. l' adeguamento dell' organizzazione del
partito non consiste tanto nell' abbandono della formula del
centralismo democratico, quanto in un metodo e in un costume di
lavoro che diano massimo spazio al dibattito e alla autonomia della
ricerca in una relazione piu' conseguente con la societa' italiana:
una organizzazione come forma capace di convogliare le spinte
centrifughe, di costringere i contenuti a non frantumarsi, di
comporre il dissidio senza eliminarlo e, soprattutto, capace di
continuo adeguamento.
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