| e' certo che il diritto penale non puo' occuparsi di teologia, legata
alla fede e non alla ragione, e che l' uomo teologico non puo' essere
l' uomo di quella antropologia culturale sottostante il diritto
penale, ma e' anche vero che l' uomo teologico vive nella storia, pur
interpretandola in termini escatologici; e cioe', vivendo, riceve e
porta dei contenuti di valore. teologia e' teologia basata sulla
fede, e diritto penale e' diritto penale fondato sulla ragione, ma la
fede e' un "obsequium rationale", quindi non una identificazione, ma
un collegamento certamente sussiste. la concezione cristiana induce a
un diritto penale retributivo, che faccia corrispondere alla gravita'
del reato una proporzionale gravita' di pena, specialmente
commisurata alla gravita' della colpevolezza. quest' ultima e' il
fulcro del diritto penale cristiano, assumendo in se' l' esperienza
morale del principio del libero arbitrio. in tale ottica non puo' che
criticarsi il sistema delle misure di sicurezza che, come derivazione
del concetto probabilistico di pericolosita', degradano l' uomo da
persona a cosa, e sono l' espressione di una concezione
utilitaristica della vita che si sostituisce a quella etica,
annientando tutte le strutture di un diritto penale personalistico.
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