| l' a. si richiama alla ipotesi della costituzione di un ministero
delle informazioni. l' a. respinge questa eventualita' ed esamina,
quindi, la vicenda delle nomine alle direzioni di reti e di testate e
di cinque vicedirezioni generali della rai, che ritiene fatte in
violazione della legge di riforma. l' a. affronta successivamente il
problema del rapporto fra emittenti private e monopolio pubblico e
ritiene che l' abolizione di questo a favore di alcuni grossi
monopoli privati non rappresenterebbe una garanzia per l'
obiettivita' e la diversificazione dell' informazione. uno degli
obiettivi della legge 14 aprile 1975, n. 103, di riforma dell' ente
radiotelevisivo, era quello di regolamentare con apposite leggi gli
ambiti, le modalita', i tempi, gli spazi riservati alle emittenti
private. questo non e' avvenuto e il caos che si e' verificato nell'
emittenza privata consente certe iniziative non solo contro gli
interessi della rai, ma anche contro quelli di emittenti private che
sono nate ed operano entro i limiti stabiliti dalla legge. l' a.
rileva conclusivamente che la rai, paralizzata da incompetenza e da
altri gravi limiti, finisce col distruggere se stessa e in questa
ipotesi il problema andrebbe discusso davanti alla corte
costituzionale per violazione degli artt. 41 e 42 della costituzione.
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