| Dopo aver sottolineato le carenze della giustizia penale nel settore
relativo alle malattie professionali malgrado le dimensioni ormai
assunte del fenomeno nel nostro Paese, l' A. trae spunto dal decreto
di amnistia del 1978 per porre l' accento sul rilevante peso
attribuito dall' ordinamento giuridico italiano ai reati di lesione
personale colposa commessi con violazione delle norme sull' igiene
del lavoro (appunto sottratti all' applicazione dell' amnistia); e
mette a fuoco l' autonomia del concetto di malattia professionale in
sede penale. Indi, nell' intento di illuminare gli ampi spazi
operativi aperti dalla legislazione sull' igiene del lavoro, l' A.
delinea una ricostruzione sistematica dell' attuale normativa nei
profili inerenti alla prevenzione tecnica, personale, sanitaria e
informativa; ed evidenzia gli obiettivi perseguiti in materia dal
legislatore (per alcuni fattori lavorativi, l' assenza di malattia;
per altri, l' assenza anche del semplice disagio; e per i restanti,
addirittura il controllo ambientale a prescindere dalla tossicita' o
fastidiosita'). Per il raggiungimento di simili obiettivi, e' imposta
al datore di lavoro la massima sicurezza possibile, nel rispetto
peraltro di determinati limiti: e, cioe', a seconda dei casi, la
compatibilita' delle cautele con le esigenze di lavorazione, ovvero
la loro realizzabilita' secondo i canoni della piu' avanzata
tecnologia. In questo quadro, si spiegano la supplenza dei mezzi
personali di protezione rispetto ai mezzi tecnici, e, tra i mezzi
tecnici, la subalternita' dei sistemi di aspirazione e ventilazione
rispetto ai sistemi chiusi di lavorazione. Circa i c.d. TLV (valori
massimi e medi di esposizione agli agenti chimici e fisici), si
pongono in risalto le incognite e le riserve che ne limitano la
validita', onde porre in guardia contro un loro utilizzo non
meramente indicativo. Particolare attenzione, infine, e' dedicata
all' esegesi comparata delle discipline concernenti i fattori
igienico-ambientali: rumore, polvere, gas. Spostando lo sguardo dalla
prevenzione alla repressione delle malattie da lavoro, l' A. prende
l' abbrivo dalle esperienze in merito condotte nell' area della
Pretura di Torino, per fornire una serie ragionata e sistematica di
indicazioni operative in vista dell' impostazione e realizzazione di
un efficace e diffuso intervento della magistratura penale nel
settore. Su questo fronte, a fianco delle malattie professionali
specifiche (quali la silicosi, l' asbestosi, e la sordita' da
rumore), assumono un ruolo sempre piu' cospicuo i tumori
occupazionali. Al riguardo, sono descritte le possibili e
sperimentate tecniche d' indagine, necessarie sia al fine di
garantire un' applicazione rigorosa delle norme prevenzionali nelle
industrie caratterizzate dall' uso di sostanze cancerogene, sia allo
scopo di accertare un rapporto causale tra neoplasie e ambiente
lavorativo.
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| art. 590 c.p.
d.p.r. 27 aprile 1955, n. 547
d.p.r. 19 marzo 1956, n. 303
d.p.r. 9 aprile 1959, n. 128
d.p.r. 30 giugno 1965, n. 1124
l. 20 maggio 1970, n. 300
d.p.r. 4 agosto 1978, n. 413
l. 23 dicembre 1978, n. 833
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