| L' A. ritiene utile condensare, nella forma il piu' possibile
sistematica, le riflessioni e osservazioni che ha avuto occasione di
sviluppare, anche in scritti anteriori, intorno al pubblico impiego.
Svolge quindi in dieci tesi, corrispondenti ai dieci paragrafi di cui
si compone il suo studio, alcuni dei temi piu' significativi in
materia. Rilevato come anche la Corte Costituzionale con un "obiter
dictum", contenuto in una sua sentenza (n. 68 del 1980), si sia
chiesta fino a che punto il principio costituzionale prescrito del
"buon andamento" della pubblica amministrazione possa tollerare il
diffondersi di una mentalita' contrattualistica, e come possa oggi
dirsi che la contrattazione collettiva nel settore pubblico sia nata
e si sia sviluppata fuori della Costituzione, non pero' contro la
Costituzione, l' A. osserva che la contrattazione collettiva nel
pubblico impiego non e' ancor uscita dal guscio della partecipazione
del privato al procedimento amministrativo; trattasi cioe' di una
attivita' contrattuale senza contratto, in quanto, appena concluso,
il contratto viene suicidato, per rinascere come legge o regolamento.
Pone quindi in evidenza il ruolo gattopardesco che viene svolto dall'
esecutivo nel procedimento di contrattazione, e come sindacato e
pubblica amministrazione si fronteggino senza sapere di esistere come
agenti contrattuali. Osserva ancora che il processo di convergenza
tra la posizione giuridica dei lavoratori privati rispetto a quella
dei dipendenti dello Stato ha senza dubbio raggiunto obiettivi di
grande importanza, ma che la legittimita' costituzionale dell' art.
409 n. 5 c.p.c., che riserva alla giurisdizione esclusiva del giudice
amministrativo la cognizione delle controversie inerenti il rapporto
d' impiego pubblico, e' stata tranquillamente dichiarata dalla Corte
Costituzionale (sentenza n. 43 del 1977), che con altra sentenza (n.
68 del 1980) ha pure escluso l' applicabilita' dell' art. 28 statuto
lavoratori al pubblico impiego. Conclude osservando come dal punto di
vista del diritto sindacale e del lavoro, il pubblico impiego sia
divenuto un cantiere aperto dove i lavori non finiscono mai.
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