| L' A. enuclea i significati di un Vangelo del lavoro della enciclica
Lanorem exercens, che consiste, prima di tutto, nel fatto che colui
che esegue il lavoro e' una persona. Emerge la prospettiva
personalistica, quindi, per cui e' la dimensione soggettiva la fonte
della dignita' del lavoro, non quella oggettiva. Si ha, cosi', una
contrapposizione col pensiero materialistico ed economicistico, cui
consegue il superamento dell' antinomia lavoro-capitale, in forza del
principio della priorita' del lavoro umano, e la partecipazione dei
lavoratori alla gestione e al profitto delle imprese in quanto i beni
non possono essere posseduti contro il lavoro. Successivamente l' A.
evidenzia nella spiritualita' del lavoro la chiave essenziale dell'
enciclica, intendendo per spiritualita' una maniera piena e globale
di interpretare cristianamente il lavoro, secondo l' interpretazione
antropologica dell' arcivescovo di Milano monsignor Martini. In
chiusura l' A. procede ad una rassegna ragionata del pensiero del
teologo Chenu per individuare uno spazio per una teologia del lavoro
attraverso l' analisi della Laborem Exercens. Conclude, col teologo
francese, con questa riflessione: "in verita', se il cristianesimo e'
una economia della storia entro una creazione in atto, la presa di
coscienza della storicita' dell' uomo, manifestata attraverso il
progresso della tecnica ed economico, e' una preziosa occasione per
l' elaborazione di una teologia del lavoro, quasi svolgimento di una
teologia della creazione".
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