| L' A. procede ad una analisi critica della partecipazione politica
negli Stati di capitalismo maturo. Da una partecipazione politica di
massa siamo passati ad una partecipazione sociale al benessere del
welfare-state. Di conseguenza si e' avuta una evoluzione corporativa
degli interessi che si sono organizzati in formazioni capaci di
trattare direttamente con l' esecutivo a scapito della funzione
tradizionale del Parlamento, istituzione centrale della composizione
degli interessi. Analizzato il quadro economico-sociale in rapporto
alla stabilita' politica, che nell' attuale democrazia negoziata
richiede il consenso piu' ampio in luogo della maggioranza classica,
l' A. individua i limiti della politica del welfare nel nostro paese.
Essi vanno ricercati, dal momento che il welfare e' stato voluto da
tutti, nella mancanza di alternanza, del ricambio, cioe', della
classe dirigente, capace di proporre concrete realizzazioni
migliorative e progressive del welfare. Le formule politiche che
vengono proposte come alternativa alla crisi del welfare non
rappresentano altro che modi diversi di gestione dello Stato
assistenziale: terza via, grande riforma, rifondazione. L' A.
conclude delinenado qualche cenno problematico sulla forma partito e
sulla forma Stato nell' attuale situazione. Il partito ha seguito la
sorte dello Stato assistenziale-corporativo. Alla democrazia di massa
del conformismo consumistico si e' accompagnato il clientelismo
correntizio interno al partito. Secondo l' A., occorre superare lo
Stato assistenziale corporativo salvandone l' istanza originaria, ma
rappotandolo ad alcuni valori fondamentali, tutti sinteticamente
riassumibili nella centralita' della persona umana o della sua
dignita'.
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