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| IDG820600165 | |
| 82.06.00165 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
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| Saracini Eugenio
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| Art. 2121, 3 comma, 2 inc.: "dovuto al prestatore di lavoro" si
riferisce a "l' equivalente", non a "del vitto e dell' alloggio"
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| nota a Trib. Venezia 29 ottobre 1980
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| Giur. it., an. 133 (1981), fasc. 11, pt. 1B, pag. 711-720
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| (Bibliografia: a pie' di pagina o nel corpo del testo)
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| D7472
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| La norma contrattuale che pone a carico dell' imprenditore le spese
di vitto e alloggio a favore del dirigente d' albergo (e non anche
dei suoi familiari), non e' applicabile quando l' imprenditore si
assuma le spese dell' intera famiglia. In tal caso, stabilisce la
sentenza annotata, l' intero costo costituisce "equivalente del vitto
e dell' alloggio" ai sensi dell' art. 2121 c.c., e va dunque
computato nell' indennita' di fine lavoro. L' A. non condivide tale
interpretazione, osservando in primo luogo che l' equivalente dovuto
e' costituito da quanto previsto nella clausola collettiva,
espressamente richiamata dalla pattuizione individuale: l' indennita'
di fine rapporto non poteva pertanto quantificarsi sulla base delle
effettive prestazioni godute dal dirigente.
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| art. 2121 comma 3 c.c.
art. 5 contr. coll. naz. lav. 14 aprile 1977 (dirigenti d' albergo)
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| Ist. per la documentazione giuridica - Firenze
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